La modernità espressionista della Chiesa dell’A1 tiene tuttora aperto il Concilio Vaticano II

© arcomai I Chiesa San Giovanni Battista. Vista dal parcheggio.

Sono passati sessant’anni da quando fu completato il progetto di massima per La Chiesa di San Giovanni Battista, nota anche come Chiesa dell’Autostrada del Sole, per la sua collocazione all’incrocio fra l’autostrada A1 (Milano-Roma) e la A11 (Firenze-Mare). La commessa per la realizzazione del complesso venne affidato all’architetto Giovanni Michelucci (1891-1990) nel settembre del 1960, rilevando il progetto che era stato precedentemente assegnato all’ingegnere Lamberto Stoppa il quale, costretto ad abbandonare l’incarico a causa di contrasti sia con la Soprintendenza ai Monumenti che con l’Istituto Internazionale di Arte Liturgica, dovette passare la progettazione all’architetto pistoiese, grazie anche all’intercessione dell’architetto fiorentino Raffaello Fagnoni che, vicino all’istituto, raccomando’ Michelacci per l’esecuzione dell’opera; poi completata nel 1964.

La chiesa venne costruita per commemorare le numerose “morti bianche” che si erano verificate durante la costruzione dell’infrastruttura; tema purtroppo ancora oggi attuale visto che lo scorso anno ci sono stati ben 799 infortuni mortali, per cui è stata accertata la causa lavorativa, Il fatto che lo snodo di Firenze fosse a meta’ strada tra i due poli metropolitani primari della viabilità autostradale consolida il significato simbolico dell’opera.

© arcomai I Chiesa San Giovanni Battista. Il nartece.

Il complesso si colloca al centro di un lotto di seimila metri quadrati (sotto la giurisdizione del Comune di Campi Bisenzio), accessibile appena fuori dal casello di Firenze Nord. Il parco sistemato a verde e’ attraversato da un percorso che, girando attorno all’edificio. invita il visitatore ad esplorare l’involucro murario nei suoi molteplici episodi plastici passando attraverso un giardino di ulivi. Tra gli intenti della sua costruzione c’era anche quello di creare un luogo di pace e silenzio nel quale fare una sosta di preghiera ma anche solo di riflessione, prima di riprendere il cammino. Si tratta di un’esperienza meditativa unica ed inconsueta per un luogo religioso cosi’ vicino ad un’infrastruttura agevolata anche dal rumore prodotto dalle auto in corsa che crea un sottofondo sonoro simile a quello generato dal mare e dal vento.

Del progetto originario Michelucci eredito’ l’impianto – di cui si conosce essere a pianta longitudinale con battistero distaccato – insieme a parte delle fondazioni (all’epoca già realizzate dopo la posa della prima pietra avvenuta il 13 giugno del 1960) ed al ricco corredo iconografico definito dall’Istituto d’Arte Liturgica, che in buona parte aveva già commissionato agli artisti. Sebbene la letteratura specializzata sembri non aver dato molto spazio alla proposta dello Stoppa, possiamo ipotizzare che le fondamenta già realizzate fossero destinate a quello che sarà il nartece della chiesa, poi adibito a galleria per i bassorilievi raffiguranti i patroni delle dieci città collegate dalla nuova autostrada. Poiché il nartece è solitamente uno spazio posto fra le navate e la facciata principale della chiesa con funzione di atrio (largo quanto la chiesa stessa), possiamo affermate che, per collocazione e dimensione, la morfologia e funzione dello stesso vengono profondamente stravolte. Che questo ambiente fosse originariamente pensato come una navata?

 © arcomai I Chiesa San Giovanni Battista. il narcete.

Di sicuro, fu una preesistenza scomoda che l’architetto non nascose mai di criticarne la scelta anche pubblicamente. Infatti, la sua e’ un’architettura essenziale, pragmatica, povera, brutalista (nell’uso del cemento) ed, al tempo stesso, espressionista (nella plasticità delle forme); un esempio di aniconismo architettonico – traducibile oggi impropriamente in minimalismo – che eleva la spazialità ad esperienza interiore ed introspettiva. I bassorilievi sono supportati da cinque muri posti a formare quattro nicchie che, enfatizzando irrimediabilmente la griglia strutturale, irrigidiscono visivamente la leggerezza ed plasticità del sistema “capriata-colonna/albero” (in cemento armato), elegantemente sedute sul muretto da cui entra la luce naturale del chiostro alberato. Il trattamento materico del lungo muro, che divide il nartece dall’aula maggiore, sembra voler negare la galleria a vantaggio solamente del percorso di accesso; e il progettista lo fa utilizzando le variazioni dei carichi dividendolo in due bastioni secondo una inversione del rapporto materia/peso (“pietra-cemento-pietra” e “pietra-cemento”).

E’ su questo muro che poggia una sala affacciata da un lato sul nartece e dall’altro sulla sala principale. Nei disegni originali questa viene indicata come cappella, il che non sembra tecnicamente esatto poiché l’ambiente e’ aperto. E’ questo spazio sopraelevato la chiave di lettura della modernità di questa chiesa dove si celebra il rapporto intercorso fra liturgia e architettura, traducendo in architettura alcune aspettative del Sacrosanctum Concilium, il manifesto del Concilio Vaticano II (’63-’65) voluto da Papa Giovanni Paolo XXIII, che segna la riforma liturgica nelle chiese in Italia. Il decreto Unitatis Redintegratio sull’unità delle confessioni cristiane e la dichiarazione Nostra Aetate sulle religioni non cristiane riconobbero la presenza di elementi comuni nelle altre Chiese cristiane cosi come nelle altre confessioni religiose. Inoltre, con la dichiarazione Dignitatis Humanae la Chiesa cattolica accettò e fece proprio il principio della libertà di culto e che la fede non deve essere imposta con la forza.

© arcomai I Chiesa San Giovanni Battista. La balconata.

Pertanto da questa balconata possono accedere ed assistere alle funzioni persone non necessariamente di fede cattolica secondo un approccio orientato all’inclusività e non non all’esclusività. Il fatto che vi si acceda da una bella ma angusta scala a chiocciola avvalerebbe la tesi della volontà di riservatezza e rispetto nei confronto di tutti i visitatori. D’altronde se questa chiesa doveva commemorare le vittime sul lavoro, queste non potevano che essere riconosciute con lo stesso riguardo indipendentemente dal credo religioso di appartenenza.

In verità Il Concilio Vaticano II non segna l’inizio di un’epoca nuova, ma un momento di catalizzazione di un passaggio cominciato da tempo. Il dopoguerra aveva cambiato profondamente la società e la coscienza della cristianità mentre l’architettura aveva iniziato a tradurre questo mutamento secondo modalità che privilegiavano l’assetto assembleare su quello basilicale tridentino, probabilmente anche sotto l’influsso del pensiero ed operare di intellettuali, teorici e pastori. Michelicci era sicuramente a conoscenza di architetture ecclesiastiche realizzate in quegli anni nel paesi dell’oltralpe e sembra capace di tradurre questi nuove correnti probabilmente anche grazie ai pensieri innovativi sviluppati da personaggi come Luigi Gedda, don Milani e padre Lombardi.

© FIREMA S.P.A. I Chiesa San Giovanni Battista. Pianta piano terra e a quota balconata. (*La Chiesa dell’Autostrada del Sole, Editoriale Firema, Roma 1964).

Il complesso e’ sviluppato lungo l’asse est-ovest. Su questa direttrice – anche se leggermente disassata rispetto a quella lineare del nartece – e’ orientata anche l’aula maggiore secondo una pianta a croce latina che pero’ si trova con l’altare volto verso nord. Tale soluzione stravolge i tradizionali spazi liturgici a sviluppo longitudinale, mettendo al centro l’elemento generatore dello spazio: la magnifica tenda in cemento a sezione iperbolica, con apice in corrispondenza per l’appunto dell’altare maggiore, sorretta esternamente dal pilone inclinato, che come una croce portata sulle spalle del Redentore con chiaro riferimento al Golgota. Inoltre, non dimentichiamoci che dal Concilio in poi i preti celebrano le funzioni non più rivolti al crocefisso ma verso i fedeli. Una riforma rivoluzionaria che ha contribuito a far fare alla Chiesa di Roma un grosso passo in avanti.

© arcomai I Chiesa San Giovanni Battista. Aula maggiore.

Il disegno coclide del pavimento in pietra color amaranto (tipo “rosa del campo”) ad elementi irregolari con giunti in piombo, rende questo spazio fluido e meno formale a vantaggio di un più libero approccio alla meditazione. Dietro all’altare troviamo la grande superficie vetrata decorata (in vetro e ferro) da Marcello Avenali e dedicata a San Giovanni Battista. Originariamente quell’apertura sarebbe dovuta essere libera per poter godere della vista della collina dalla balconata, ma purtroppo non e’ stato possibile rimuoverla con grande dispiace di Michelacci, alterando irrevocabilmente l’esperienza dei visitatori della balconata. Quella vista era per loro, distaccati dalla funzione ma partecipi nella congregazione. Un luogo d’incontro fra religioni e culture diverse. La crisi dell’architettura sacra contemporanea è un tema che ancora oggi accende il dibattito e spesso divide fedeli e addetti ai lavori. Come tradurre in un linguaggio architettonico le esigenze liturgiche di un luogo di preghiera per una società che oggi vive conflitti più complessi di quelli del secolo scorso? Eppure, dopo sessant’anni la Chiesa dell’Autostrada ci può ancora insegnare tanto.

© arcomai I Chiesa San Giovanni Battista. L’ingresso.


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