Dentro la Community House di Ta Phin

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© arcomai I Vista della Ta Phin Community House. La sala multifunzionale al piano sopraelevato.

In Vietnam vivono ben 54 diverse etnie. Un patrimonio storico-culturale destinato pero’ a subire profonde trasformazioni a causa del veloce processo di urbanizzazione in corso da anni nelle principali città del paese ed il conseguente spopolamento delle aree rurali. Cosi’ nei villaggi rimangono principalmente anziani e donne che, occupati a lavorare nei campi, non hanno tempo per prendersi cura dell’educazione e formazione delle giovani generazioni. Questa situazione incide anche sui rapporti sociali sempre più allentati se non addirittura in pericolo di rottura. Il fatto poi che vi sia carenza di servizi comunali come asili, strutture sanitarie e biblioteche rende il quadro generale ulteriormente difficile soprattutto nelle aree più remote. In questo contesto è stata realizzata la Ta Phin Community House, una casa multifunzionale situata nel villaggio di Suoi Re nella provincia di Hoa Binh a 17 km dal centro di Sapa, una delle principali attrazioni turistiche nel nord del Vietnam. Qui vivono in armonia da molto tempo due gruppi etnici: quello dei Kinh (maggioranza) e quello dei Muong (minoranza).

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© arcomai I L’uso olistico del bambù nelle costruzioni.

L’opera, funzionante dal 2008, e’ stata progettata dal noto studio 1+1>2 di Hanoi. i cui due fondatori – gli architetti Hoàng Thúc Hào e Nguyễn Duy Thanh – hanno dimostrato in molti dei loro progetti una seria sensibilità riguardo agli aspetti socio-culturali e alle tecniche costruttive legate alla architettura sostenibile. Infatti l’edificio si distingue per il rispetto delle tradizioni locali in materia di costruzioni, per un’intelligente economia dei materiali e per un’altrettanta attenzione nei confronti delle condizioni climatiche di questa regione. Appoggiandosi sulla montagna verso la valle, protetta dalle tempeste e dalle inondazioni stagionali, il complesso e’ inoltre rispettoso dei principi Feng Shui,

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© 1+2>2 I Pianta livello sopraelevato e sezione (1-1).

Il piano di accesso e’ un livello ibrido perché semi-interrato. Questo spazio e’ adibito a biblioteca, a sala riunioni e centro di formazione. Al piano superiore si trova una sala multifunzionale a servizio principalmente dell’asilo del villaggio, che può ospitare all’occorrenza anche eventi commemorativi o mostre. Un’ampia veranda rivolata a valle si integra con il prato in pendenza a formare un enorme “cuscino verde” su cui rilassarsi o praticare attività all’aperto.

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© arcomai I Foto che documentano le fasi di costruzione e funzioni del centro.

Per poter minimizzare gli effetti indesiderati del monsone nord-est (che è molto secco e freddo in inverno) e catturare il monsone “buono” di est-sud (che rende la casa calda d’inverno e fresca in estate) i progettisti hanno pensato di gestire il micro-clima dell’edificio sfruttando tecniche geotermiche elementari mediante un sistema di aperture che favorisce il controllo della circolazione del”aria e quindi della temperatura interna lungo tutto il corso dell’anno. Il tunnel-ingresso insieme al pozzo ellissoidale del vano scale agevola l’espulsione dell’aria calda attraverso un’apertura del tetto che, insieme alle due grosse finestre elicoidali sulle pareti est-ovest del piano sopraelevato, contribuiscono a creare un sistema di camini a risparmio energetico dalla straordinaria efficacia.

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© arcomai I Vista interna del piao interrato e particolare della scala ellissoidale.

L’idea della struttura è semplice ed economica grazie all’utilizzo di materiali a km-zero (in gran parte riciclati) e l’impiego di manodopera locale. La struttura portante del piano d’ingresso è composta da muri in pietra pesante, mentre quella del piano superiore e’ invece realizzata da pareti in mattone adobe. Tutte le porte e finestre sono in bambù. Anche il tetto e’ costruito con questo materiale naturale e ricoperta da foglie di palma sul quale sono sistemati pannelli solari che permettono il riscaldamento dell’acqua piovana, che e’ stata precedentemente filtrata e stoccata in serbatoi settici a scomparti.

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© arcomai I Dettagli dei materiali locali impiegati (pietra, cemento, mattoni adobe, bambù).

A quasi dieci anni dalla sua realizzazione la Community House di Ta Phin e’ oggi il cuore delle attività sociali di Suoi Re. Le diverse funzioni del centro sono ormai consolidate, grazie anche alle strategie di formazione della comunità in materia di agricoltura sostenibile, turismo ed artigianato. I diversi materiali locali, impiegati per costruirla (pietra, terra, bambù, foglie e acqua), insieme agli elementi della natura di questo luogo (aria, vento, sole, suoni della giungla) stanno a simboleggiare come la struttura fosse già li’, in attesa che qualcuno mettesse insieme il tutto. Il successo di quest’opera va ricercata anche nella volontà della comunità di (ri)accordare i fili allenati di una società più vasta di quella del villaggio stesso, per tenere uniti quei legami – messi a dura prova dallo sviluppo – che sono alla base dell’identità di questa regione del paese. Se dovessimo sintetizzata in poche parole l’operazione dello studio 1+2>2 potremmo dire che sono riusciti a tradurre in architettura un ambizioso concetto quello di “unità nel confronto delle diversità”.

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© arcomai I Vista della Ta Phin Community House.


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