BREAKING NEWS: L’Ape Regina dell’architettura se ne e’ andata

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© arcomai I La notizia della morte di Zaha Hadid viene diffusa e commenta nei social networks.

Stavo già dormendo quando Adriian, un caro collega di Città del Capo che vive e lavora a Singapore, mi manda attorno a mezzanotte di ieri un messaggio via whatsapp che dice: “Just heard Zaha Hadid has died”. Ho letto quella frase solo stamane, accendendo il telefono prima di uscire da casa. Poiché nel primo giorno di Aprile in alcuni paesi del mondo ci si diverte a fare i burloni dando notizie d’effetto, per un attimo ho pensato ad uno scherzo. Poi, conoscendo il mio amico, ho capito che quella notizia non poteva che essere vera. Nel mentre Adriian mi inoltra un link che mi porta alla Breaking news della BBC: “Architect Dame Zaha Hadid dies after heart attack”, in cui si dice che il noto architetto britannico di origine irachena si è spenta il 31 Marzo per un attacco cardiaco in un ospedale di Miami, dove era in cura per una bronchite. A quest’ora del giorno (qui a Jakarta) i media hanno già occupato la rete sull’argomento. Tra i tanti comunicati via internet mi imbatto in un articolo pubblicato sulla pagine online del The Gurdian dal titolo: “Queen of the curve’ Zaha Hadid dies aged 65 from heart attack”. Un pezzo lungo e banale in cui l’autore si limita ad enumerare gli edifici più noti da realizzati dal suo studio insieme ad una overdose di frasi di circostanza – ottenute principalmente da esternazioni su twitter – scritte da personaggi noti che la conoscevano come gli architetti Richard Rogers, Daniel Libeskind, Amanda Levete, Peter Cook. Una non notizia replicata con gli stessi contenuti dalla maggior parte delle news in lingua inglese.

Come può una persona morire per le complicazioni di una bronchite? Assurdo! Che la morte sia stata causata da inadempienze da parte dello staff medico che l’aveva in cura? Perché no! Esiste un’indagine in corso che stia facendo chiarezza sulle cause del decesso? I giornalisti al momento non ne parlano. Sembrano non essere interessati. La notizia della sua scomparsa e’ più importante della causa della sua morte. Ma il mio amico non e’ sorpreso e dice: “She was very big and smoked like a chimney”. Una frase forte che forse i noti architetti di cui sopra l’hanno anch’essi pensato ma si sono ben guardati di riportare nei social networks, limitandosi a pubblicare necrologi che sembrano – vista anche la loro eta’ – essere stati scritti per se’ stessi.

Devo andare a fare un sopralluogo in un cantiere della nuova metropolitana vicino a Blok M (nel centro-sud di Jakarta), ma oggi e’ un giorno diverso dagli altri, posso farlo nel pomeriggio. Adriian incalza e mi coinvolge in una corrispondenza a distanza che ci porta a fare alcuni ragionamenti non solo sulla personalità progettuale della Hadid, ma anche sull’architetturale di questi ultimi decenni. Inevitabile e’ stato ricordare altre perdite importanti come James Steriling (Glasgow,1926 – Londra,1992), morto improvvisamente a causa di complicazioni post operatorie per un intervento di routine. Anche lui era un fumatore ma soprattutto era grasso – per non dire obeso. Tutto il “mondo” lo sapeva, eppure molti architettati, accademici e studenti rimasero profondamente dispiaciti della notizia della sua morte. All’epoca non c’era internet ma solo i giornali, le riviste e il telefono col filo. E poi, Aldo Rossi (Milano 1931-Milano 1997), deceduto per le conseguenze di un incedente stradale. Stiamo parlando di due delle personalità più importanti del”architettura del della seconda meta’ del secolo scorso. Qualcuno se li ricorda? Che cosa e’ successo dopo? Che l’ascesa della Zaha abbia offuscato la loro fama, o meglio il loro esempio?

Nel mentre mi arriva un messaggio su linkedin da Irena, una collega di Lubiana a cui sono molto affezionato e con la quale ho lavorato per due anni a Clerkenwell (centro di Londra) in uno studio a cinque minuti a piedi da quello di Zaha Hadid Architects. Erano 4 anni che non ci sentivamo. L’ho contattata appena saputo della drammatica notizia. Cosi’ mi scrive: “…thank you for your message. It is very hard time here in the office, very sad and we all have lost a great architect and woman! Where are you? How are you? Hope to see you soon my wapp +44796787XXXX”. Le mando un saluto (via whatsapp) aggiornandola sul mio nuovo lavoro.

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© arcomai Vista del Guangzhou Opera House (Cina).

Come cambierà l’architettura dopo Zaha Hadid? Quale eredita’ lascerà ai giovani architetti? Sara’ in grado Patrik Schumacher, suo partner professionale, di proseguire un percorso costruito in lunghi ed intensi anni senza il suo mentore? Sembra troppo presto dirlo ora. Bisognerà aspettare almeno 5 o 10 anni per fare valutare seriamente le conseguenze di questa inaspettata scomparsa. Nel mentre, i media la dimenticheranno o ne faranno di lei una santa?

Tornando al titolo del Guardian con cui abbiamo aperto questo commento. La Hadid non era “La regina delle curve” – come in modo superficiale l’autore dell’articolo ha voluto definire la personalità professionale dell’architetto londinese. Semmai era la “Ape Regina dell’architettura”. Come la natura ci insegna, l’ape regina e’ la sola ad essere femmina e fertile in un alveare. Ma la sua vita non e’ eterna, prima o poi verrà sostituita con un’altra regina. Ciò può avvenire naturalmente oppure essere indotto. La sostituzione naturale avviene per l’età avanzata (2 anni) della vecchia regina, oppure per una sua malattia o qualsiasi altro difetto che la renda meno efficace nella sua funzione. Irena rispende alla mio messaggio su whatsapp e mi dice: “…al momento sto lavorando ad un concorso. Dobbiamo vincere!”. Ecco allora che anche se l’ape regina non c’è più, il lavoro intenso dentro l’alveare non si ferma.

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© arcomai I Zaha Hadid in visita al Padiglione Centrale (ex Padiglione Italia) ai Giardini della XII Biennale di Venezia.


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