Hong Kong, 1984-2044? Fundamentally, Now!

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© arcomai l Hong Kong.

Giunta alla sua quinta partecipazione consecutiva alla Biennale di Venezia, il Padiglione di Hong Kong ha aperto ieri i battenti con una sobria cerimonia di apertura, allestita nel cortile della sua ormai storica sede al Campo della Tana a Castello (di fronte all’ingresso dell’Arsenale), seguita da un dibattito, diviso in due sessioni, per approfondire il tema dall’enigmatico titolo: “Fondamentalmente Hong Kong? – DELTA FOUR 1984 – 2044 ” quale risposta al tema generale assegnato da Rem Koolhaas (direttore di questa alla14° Mostra Internazionale di Architettura) “Fundamentals: Absorbing Modernity 1914-2014” (Fondamenti: Assorbire la Modernità 1914-2014). A trent’anni da quando fu firmata la Dichiarazione Congiunta Sino-Britannica nel 1984, il processo di urbanizzazione di Hong Kong e del vicino Delta del Fiume delle Perle e’ nel pieno delle suo sviluppo. La mostra prova a fare il punto sulle trasformazioni urbane, economico e sociali avvenute da quello storico evento e delineare quelle che verranno nei prossimi 30 anni.

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© arcomai l Doreen Liu, Alvin Yip e Ivan Fu parlano alla cerimonia di aperture del Padiglione di Hong Kong.

Hong Kong – che ricordiamo e’ una Regione Amministrativa Speciale (HKSAR) – ed il vicino Delta del Fiume delle Perle (PRD), che fino al 1985 era prettamente rurale, è senza dubbio uno dei territoriali più complessi, controversi ed ibridi al mondo, anche se l’intensità abitativa le dona una apparenza di uniformità ed equilibrio. Un’area geografica che comprende quattro zone a sviluppo strategico (Guangzhou, Shenzhen, Macau ed Hong Kong), al cui interno undici città compatte si stanno rapidamente collegando l’una all’altra in modo da formare una “one-hour living zone” senza interruzione, abitata da una mega-comunità di un centinaio di milioni di abitanti; il tutto trainato da un’economia che da sola e’ in grado di generare decine di migliaia di miliardi di dollari di PIL.

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I quattro temi della mostra.

Per fare il punto sull’esperienza di Hong Kong e delle sue città confinanti no si può che passere inevitabilmente attraverso una serie di quesiti che pongono interrogativi su cosa sia veramente “fondamentale” per chi abita questa “mega city” e che ruolo svolgono i principali attori interessati nella trasformazione di questo l’incredibile esperimento di conurbazione “in progress”. Va da se’ che gli architetti coprono una responsabilità non marginale all’interno di questo processo. E allora e; lecito chiedersi: Sono essi in grado di creare soluzioni per migliorare le qualità di vita di una “società allargata” in profonda trasformazione?. Possono questi contribuire a creare soluzioni di convivenza/appartenenza o generare ulteriori disuguaglianza e conflitti? L’architettura e’ semplicemente un contenitore, o può essere anche uno strumento per migliorare la vita delle persone e creare nuovi modelli sociali, culturali e di governance no solo per gli abitanti delle megalopoli?

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© arcomai l L’allestimento del Padiglione di Hong Kong.

La mostra, organizzata congiuntamente dall’Istituto di Architetti di Hong Kong (HKIA) ed dal Comitato per lo Sviluppo dell’Arte di Hong Kong ((ADC) con la sponsorizzazione del Create Hong Kong (CreateHK), vuole riportare l’interesse verso quello che secondo i curatori è la vera missione – oggi più che mai – dell’architetto: la società. L’architetto qui non dovrebbe essere un “guru” delle frivolezze estetiche ma piuttosto una “facilitatone” tra le persone e il loro ambiente di vita. Questa potrebbe essere una delle molteplici riposte al quesito scelto dai curatori del padiglione (Alvin Yip, Doreen Liu e Ivan Fu (Direttore di LWK & Partners), che per coinvolgere il visitatore hanno scelto di adottata il cross-media tra architettura e cinema: 4 up-and-coming registi (4 cortometraggi) e 8 architetti (8 progetti). Cosi spiega Yip i motivi di tale scelta: “Se ci pensate, ci sono in realtà un certo numero di analogie tra architettura e cinema. Prendete i rispettivi ruoli di architetto e regista come esempio. Entrambi sono alla guida di un team composto da persone altamente idiosincratici”. La sede espositiva di Hong Kong a Venezia diventa cosi un “fuori campo” in cui l’architettura e il cinema si incontrano per raccontare i temi più rappresentativi del presente: la casa e la comunità (Home & Community), il luogo della morte e del ricorso (Space of Remembrance), la frontiera e i suoi attrversamenti (Border/Connections), lo strappare la terra al mare (Reclamation).

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Dal catalogo della mostra.

SAR (regista, Heiward MAK Hei-yan), Connection (regista, Wong Siu-pong}, Rest Is Pending (regista, NG Ho-yin) e Over The Wall (regista, TSIM Ho-tat), questi quattro cortometraggi catturano, attraverso l’occhio umano, le aspettative e i bisogni di una società fatta di milioni di storie ed altrettante persone che vivono e si muovono tra i luoghi di questa inafferrabile dimensione urbana, dove i confini tra pubblico e privato sono a volte vaghi, dove il concetto di casa passa attraverso quello di comunità, dove l’ambiente costruito e’ intriso di emozioni e sogni. Qui la fotografia non basta. La letteratura potrebbe dar voce a queste storie; ma chi veramente legge oggi? Cosi’ la cinepresa rimane il mezzo più diretto ed appropriato per raccontare la complessità di questa realtà urbana, per riflettere sulla mobilità sociale, per comprendere le dinamiche politico-economiche alla base dello sviluppo, per mostrare perché no – anche i limiti del progetto come viene tradizionalmente inteso.

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PROGETTI: Diamond Hill Crematorium Columbarium (Hong Kong Architectural Services Department); Kowloon Station Development – Transport Super City (TFP Farrells); Lam Tin Estate (Sustainable Public Housing (The Hong Kong Housing Authority (HKHA); Luohu Land Port & Railway Station (China Academy of Urban Planning & Design (CAUPD); M+ museum for visual culture (Herzog & de Meuron, TFP Farrells); Qianhai Manmade Canal City The Urban Planning and Design Institute of Shenzhen (UPDIS); Wing Nim Columbarium, Hong Kong (LWK & Partners Ltd); World Trade Service Apartment & Lujing Village Modern Farmland (Nansha Original Design Enterprise (NODE). FILM: SAR² (Regista, Heiward MAK Hei-yan); Connection (Regista, Wong Siu-pong), Rest Is Pending (Regista, NG Ho-yin), Over The Wall (Regista,TSIM Ho-tat).

L’architettura e’ qui ordinarietà che si perde nella monumentalità dell’alta densità, nella verticalità. nella velocità del vivere quotidiano, nell’ansia di un’evoluzione a ritmi vertiginosi verso quello che già oggi si distingue come una “megacity”, ma di cui in realtà non si conoscono ancora gli effettivi confini spaziali e temporali. Quello che conta, anche nelle opere esposte, non è la spettacolarità dell’architettura ma le risposte che questa e’ capace di dare ai bisogni quotidiani. Quindi, tornando al titolo della mostra: domanda e risposte. Si perché ad Hong Kong ad una domanda si possono dare molteplici giudizi. L’architettura e’ in prima istanza una risposta pragmatica al presente.. Qui non c’è tempo per speculazioni di tipo estetico-intellettuale – ad Hong Kong un edificio nuovo e’ già parte del passato.

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 © arcomai l Il forum nel cortile al Campo della Tana a Castello dopo la cerimonia d’apertura del padiglione.


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