The Central Oasis: un questionario per cancellare il passato

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© arcomai l L’ingresso dell’ex Mercato Centrale da Queens Road.

C’è un edificio nel cuore di Central (il Businness District di Hong Kong) che non si vede. Migliaia di persone al giorno lo attraversano o ci camminano attorno. Pochi ricordano cos’era, e a molti non importata saperlo. Questo edificio e’ il Central Market, un manufatto dalle sembianze moderniste caratterizzato da una fenestratura a fasce su tre livelli che corre lungo tutto il suo sviluppo. In questo sito (definito dalle strade Jubilee Street, Queen Victoria Street, Queen’s Road Central e Des Voeux Road Central) il mercato esiste da più di 150 anni. L’attuale forma dell’edificio risale al 1939 (anno della sua ricostruzione) secondo gli stilemi della scuola tedesca dell’epoca che dall’Europa arrivarono fino a questo remoto porto asiatico attraverso la cultura britannica. Da più di un anno il mercato e’ scomparso sotto un vestito di plastica verde interrotto solo da due disegni che, in corrispondenza degli ingressi originari, mostrano improbabili ambientamenti di interni. Il nuovo nome del mercato – che non c’è più – e’ The Central Oasis.

Il complesso e’ chiuso dal 2003. Nel 2009, il governo locale ha affidato alla Urban Renewal Authority (URA) l’incarico di individuarne un possibile riuso. Nel dicembre dello stesso anno e’ stata fondata la Central Community Advisory Commitee (COCAC) che ha indicato quattro finalità da raggiungere per il successo dell’Oasi: soddisfare le aspirazioni degli stakeholders; conservare le caratteristiche fisiche dell’edificio; mantenere il suo significato culturale; e fare di questo un luogo economicamente attraente. Allo scopo di individuare le linee guida per il nuovo intervento, il comitato ha, a sua volta, commissionato alla AC Nielsen Company (Hong Kong) Ltd., una ditta che fornisce consulenze di mercato, l’incarico di condurre un’indagine d’opinione per capire le preferenze del pubblico riguardo al futuro uso del Central Oasis. Dai 6200 questionari raccolti, sembra che le aspettative degli abitanti siano orientate verso la realizzazione di attività culturali e ricreative con solo una piccola percentuale di spazi dedicati al commercio.

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© arcomai l Central Oasis. L’installazione all’interno del Central Escalator Link Alley Shopping Arcade.

A meta’ del 2010, la COCAC insieme alla C&WDC (Central and Wester District Council) e allo HKIA (Hong Kong Institute of Architects) ha organizzato due charrettes (workshops finalizzati ad determinare idee e strategie) che hanno portato all’individuazione di quattro obiettivi: creare un luogo dove il “verde” possa diventare elemento identificativo dell’edifico; ottenere “armonia” tra le parti architettonicamente identificative del complesso originario e i nuovi elementi costruttivi; garantire “fattibilità” commerciale all’Oasi ; mantenere il “ponte” pedonale noto come Central Escalator Link Alley Shopping Arcade, che,  attraversando il vecchio mercato, collega il Central Elevated Walkway col Central-Mid-Levels Escalator.

Sullo stato della struttura originale del vecchio mercato non si hanno notizie. Si sa solo che il manufatto era stato realizzato sulla base delle direttive dello Reinforced Cocrete Regulations of the London Country Council (LCC) redatte nel 1915. Poiché sembra che la documentazione originale delle strutture sia andata smaarrita, la COCAC ha incaricato Ove Arup & Partners HK Ltd. (OAP) di condurre un’indagine statica su 87 punti strutturali del complesso. Il risultato di tale studio ha portato alla convinzione che l’impianto avrebbe bisogno di nuove opere di consolidamento strutturale, necessarie tra l’altro per adeguare il complesso ai nuovi standards dei regolamenti costruttivi in vigore per edifici ad uso pubblico.

Per individuare la soluzione più adeguata, la URA ha invitato quattro studi locali d’architettura chiedendo loro di proporre soluzioni in grado di tenere in considerazione le aspettative del pubblico e  le ricerche sviluppate sino ad ora. I progetti, elaborarti da Barrie Ho, Aedas, AGC Design Ltd. e Terry Farrells and Partners sono stati esposti lo scorso fine settimana all’interno dello spazio espositivo del Central Escalator Link Alley Shopping Arcade. Ad ognuno e’ stato assegnato rispettivamente un titolo ed un colore: “Urban Cocoon” (arancione); “Central Gateway” (rosso); “UFO (Urban Floating Oais) and the New Marfket” (viola); e “Ispired by our Heritage small changes making a big difference” (blu).

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© arcomai l Central Oasis. L’installazione all’interno del Central Escalator Link Alley Shopping Arcade.

Urban Coccon Questa proposta prende il nome dalla farfalla che esce fuori dal suo bozzolo, a significare la volontà di non fermarsi alla mero consolidamento dell’edificio ma andare oltre, realizzando un nuovo manufatto più flessibile e articolato. Il piano inferiore accoglie un anfiteatro multifunzionale e spazi dedicati alla vendita di prodotti per la cultura. Negozi e spazi espositivi sono localizzati nei piani intermedi. mentre la copertura ospita un green deck, aperto 24 ore al giorno, attrezzato da percorsi per il jogging e la bicicletta. Un allevamento di fallarle locali e’ custodito dentro un cono di vetro sospeso al centro dell’edificio. Un sistema di turbine a vento, un sistema di raccolta di acqua piovana, e pannelli solari garantiscono la sostenibilità dell’edificio.

Central Gateway Il concetto alla base della porta/ingresso e’ un muro verde. Il carattere dell’edificio originario viene conservato attraverso la programmazione di attività culturali e l’inserimento di nuovo mercato di strada, mentre la vendita di prodotti per la cultura e un punti vendita di prodotti organici sono localizzati ai piani superiori. Un caffè e un pista per la corsa sono ospitati in copertura. Le facciate originali sono mantenute come tali cosi’ come l’atrio centrale e gli ingressi storici su Queens Road e Des Voeux Road. Il layout generale della struttura e’ pressoché lo stesso a parte la sostituzione di alcuni elementi strutturali. Il muro verde, il sistema di recupero delle acque grigie e il tetto giardino sono alla base della strategia sostenibile del progetto.

UFO Le intenzioni del motto di UFO sono quelle di non fare del nuovo Central Oasis una sorta di opera di ricostruzione nostalgica del passato, ma di creare un prototipo per un modo di concepire la  tradizione in modo pro-attivo: aggiornare l’edificio esistente per una migliore qualità della vita urbana. Con la conservazione e riuso del CDE (Characther Defening Elements) la Central Oasis tenta di instaurare un dialogo tra passato e presente capace di generare nuova identità attraverso una nuova concezione di mercato in cui le persone possono, oltre che comprare prodotti organici, socializzare, interagire e rilassarsi in palestra o in piscina.

Ispiraded by our Heriatge Il concetto di memoria non può per TFP esaurirsi solo nell’aspetto esteriore di un edificio, ma necessita di mantenere vivi tutte le attività, i ricordi ed gli eventi storici che ruotano attorno ad esso. E’ la memoria collettiva che definisce il valore dell’eredita di un edificio. Il progetto e’ finalizzato a preservare le caratteristiche costruttive dell’edificio intervenendo con modifiche solo ove necessario: adeguamento agli standards, sicurezza, funzionalità. La proposta e’ mirata a completare l’architettura esistente piuttosto che sostituirla. L’edificio ruota attorno ad un atrio centrale coperto da una copertura in vetro. Al piano di ingresso troviamo gli spazi per il pubblico. Al primo piano i ristoranti, al secondo gli spazi dedicati alla cultura e sul tetto quelli per il tempo libero.

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Central Oasis: il questionario.

Le quattro proposte sopra descritte mettono a nudo i limiti di indirizzo, prima ancora che compositivi, di questa iniziativa commerciale. Interventi come questo tentano di camuffare l’ingordigia della speculazione economica in un’operazione di tutela del patrimonio architettonico che tra l’altro e’ in via d’estinzione. Nel giro di due decenni, da quando nel 1997 gli Inglesi hanno lasciato la “amministrazione” di Hong Kong, la città ha visto la cieca e programmatica demolizione di edifici di pregio per dar posto a centri commerciali ed uffici. La popolazione non e’ per nulla contenta di questo. Esistono comitati spontanei di cittadini che da anni si battono, invano, per tentare di frenare questo processo. Il governo locale lo sa ed e’ costretto ad interpellare i cittadini per opere di interesse pubblico; ma con quali modalità? Come si e’ accennato sopra, la fondazione della COCAC ha avuto come finalità quella di definire un programma che dovrebbe tenere in considerazione le esigenze dei residenti locali. Leggendo il questionario, che e’ stato distribuito dagli organizzatori della mostra, si scopre che qualsiasi risposta tu dia non fa che avallare ciò che e’ già stato deciso a monte. Ti viene chiesto quale dei quattro progetti ti piace di più, non se sia giusto sventrare l’ex mercato per riempirlo con negozi di lusso.

Senza entrare nel merito dei progetti, possiamo proporre due soluzioni alternative e fattibili (dal punto di visto economico che sociale) a quelle esposte. La prima e’ quella di ripristinare sia l’edificio del ’39 che il suo uso originario. Mi riferisco ad un serio intervento di restauro architettonico, una vera e propria opera di consolidamento scientifico-filologico secondo le indicazioni sperimentate in tutto il mondo da Docomomo International – per intenderci. Questo darebbe alla popolazione la possibilità di riappropriarsi del proprio mercato locale, e tentare di mantenere ancora viva l’identità di questa parte di città, purtroppo profondamente alterata dalle nuove edificazioni. In qualsiasi città del mondo il mercato cittadino e’ un luogo unico attorno al quale si organizza la vita economica e sociale di una comunità. Non e’ una “oasi” ma un “fatto urbano” ricco di storia, memorie e significati, Per quanto Central sia identificato come il Businness District di Hong Kong, quest’area ad alta densità residenziale e’ ancora abitata da migliaia di individui che qui sono nati; persone che non si potranno mai permettere i prodotti della nuova “isola verde’. Alternativamente sarebbe meglio buttare giù tutto ed edificare un manufatto “altro”, un’opera innovativa per tipologia, materiali e funzioni capace di sperimentare una nuova centralità; costruire una “fabbrica” che possa attivarsi come “cutting edge” e diventare “invenzione”. Paradossalmente il ripristino del mercato centrale, ad ottant’anni di distanza dalla sua edeficazione, farebbe di questo un “fattore” estraneo, in un contesto urbano arido perché cresciuto senza alcuna relazione con la storia e la morfologia del luogo, tale da trasformare una costruzione ex-modernista in un “palazzo” moderno.

Chi conosce il mercato, prima della sua chiusura, ricorda una rampa circolare in cemento armato che con una leggera pendenza permetteva il trasporto di merci e persone da un piano all’altro. Altro elemento indimenticabile e’ il grande atrio centrale che, come un enorme pozzo all’aperto, infondeva luce naturale agli spazi interni, agevolava la circolazione dell’aria, e garantiva una fonte diretta di acqua utile per lavare e prevenire incendi. Ora il mercato e’ nascosto da un orribile vestito di plastica. Forse il complesso verrà presto demolito nel silenzio generale, perché’ già dimenticato. Solo le forature delle finestre a nastro saranno risparmiate ma non i suoi eleganti infissi in ferro battuto.

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 © arcomai l Vista dell’ex Mercato Centrale da Jubilee Street, Cochrane Street e Central-Mid-Levels Escalator.


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