Call the Fire Brigade: Jean ha dato fuoco ad Hyde Park

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© arcomai l Serpentine Gallery Pavilion 2010, vista dalla galleria.

Jean Nouvel, parlando nel 1995 (8 Aprile) alla Triennale di Milano del suo lavoro, mostro’ un progetto per la Dolls’ House, elaborato nel 1983, di cui disse: “Questa non e’ una scatola degli attrezzi. E’ una Casa per le Bambole, il più’ piccolo progetto che io abbia mai disegnato”. E, nello spiegare al pubblico il significato di quell’insolito “edificio giocattolo”, aggiunse: “Lo feci verso la fine degli anni ’70 per una rivista che aveva organizzato un concorso di idee ispirato ad uno spirito storico-nostalgico. In quell’occasione affermai che la nostalgia non poteva più’ essere ciò’ che era, cosi’ come la memoria e la modernità’ non erano contraddizioni in termini. Ho spesso parafrasato Borges nel dire che io faccio architettura con la stessa serietà’ di un bambino quando gioca”. La Dolls’ House, ricavata da una scatola degli attrezzi, era il modello in scala di una casa a tutti gli effetti, già’ arredata e priva di orpelli e modanature esterni (forse tributo ironico ma affettuoso a Le Corbusier) con l’unica licenza decorativa: l’essere completamente colorata di rosso intenso.

A trent’anni di distanza da quel “gioco di architettura” il noto architetto francese ha inventato, stupito e provocato il mondo intero con architetture a tutti note come l’Istituto del Mondo Arabo (Parigi, 1987) e il Palazzo dei Congressi di Tours (1993) o, più’ recentemente, la Torre Agbar di Barcellona (2000) e la Gazprom City di San Pietroburgo (2006). Dal 19 Luglio e’ presente a Londra con la sua prima opera finita nel Regno Unito, dopo essere stato invitato dalla Serpentine Gallery – che quest’anno festeggia il suo 40° anniversario – a realizzare ad Hyde Park il Serpentine Gallery Pavilion 2010: il padiglione temporaneo adiacente alla galleria d’arte (attualmente impegnata con una mostra su Wolfgang Tillmans) che nelle sue edizioni precedenti ha avuto come ideatori architetti del calibro di Frank Gary (2008), Rem Koolhaas (2006), Zaha Hadid (2006 e 2000), Daniel Libeskind (2001), riuscendo ad attirare fino a 250,000 visitatori ogni estate.

Facendo di se’ uno degli appuntamenti piu’ attesi nell’agenda internazionale dell’architettura per l’elevato contenuto sperimentale delle opere qui realizzate, il Serpentine Pavilion – arrivato quest’anno alla sua decima edizione – e’ un evento unico al mondo per l’immediatezza dell’incarico: entro i sei mesi dall’invito al progettista l’opera deve essere realizzata ed inaugurata. Il manufatto architettonico di Nouvel e’ costruito da un grosso portale metallico che sorregge un sistema di tendoni avvolgibili degradanti verso la galleria e pannelli di policarbonato che danno corposità’ agli unici due elementi solidi del complesso: la parete inclinata alta 12 metri – che come una “lama di vetro” conficcata sul prato segna l’ingresso al al padiglione – e, al suo opposto, la “scatola dei sogni”, una stanza proiettata verso il giardino  che con le due parole trasparenti sky e green impresse sullo sfondo della superficie vetrata pongono il visitatore a riflettere sul bourderline tra ciò’ che ‘ dentro e ciò’ che e’ fuori.

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© arcomai l Serpentine Gallery Pavilion 2010, dettagli del padiglione.

Le strutture (sviluppate in collaborazione con Arup), i materiali di rivestimento e l’arredo sono tutti rigorosamente colorati di “rosso fuoco”, a creare uno spazio in cui chi vi entra per la prima volta viene avvolto da una cascata di luce rovente che rende tutto indistinguibile, al punto da dare un senso di straniamento, stupore e sospensione. Ciò’ e’ determinato principalmente dalla modalità’ con cui i materiali scelti per il rivestimento filtrano la luce che qui viene assorbita e diffusa amplificandosi in modo da annullare ogni colore che non sia rosso. All’interno di questo luogo anche i suoni e rumori comuni sembrano percepiti in modo diverso, tingendosi di colore esistessi. Il padiglione, pur aperto verso il giardino, e’ avvolto da un’energia capace di definire l’ambiente pubblico in un dimensione circoscritta, quasi domestica, per un’esperienza indipendente rispetto a quella offerta dal parco ad esso direttamente annesso. Una volta superato il primo impatto, lo spazio si fa riconoscere per la sua versatilità’ ed accoglienza: qui si può’ giocare, bighellonare, sdraiarsi, leggere, chiacchierare e dormire sino a quando di sera il padiglione non si trasforma in luogo di intrattenimento tematico ospitando le Park Nights, un ambizioso programma di films, spettacoli, conferenze (aperte al pubblico fino al 19 Settembre), curato dal co-direttore della Serpentine Hans Ulrich Obrist.

A differenza di chi lo ha preceduto nelle edizioni predenti, l’architetto francese non ha voluto colpire il pubblico con forme acrobatiche impreziosite da materiali pregiati. Forte del rigore concettuale che lo contraddistingue, Nouvel ha semplicemente montato una tenda in mezzo al parco che poi e’ diventata forma grazie alla struttura che il colore, entità’ immateriale, può’ dare se chi lo usa ne conosce la sua intrinseca natura. L’opera funziona come una macchina teatrale, un enorme palcoscenico che – per il suo essere “stanza” – può’ ribaltarsi diventando platea aperta al grande teatro popolare: il parco. A Londra, il colore rosso e’ quello predominante nelle cartoline che riportano i simboli tanto cari ai turisti come le cabine telefoniche, le buchette della Royal Mail, gli autobus a due piani o le parate reali per il compleanno della Regina. Qui come per la Dolls’ House Nouvel ha voluto giocare con la reputazione oramai consolidata che il Serpentine Gallery Pavilion possiede, perché’ la memoria può’ anche essere modernità’ senza per forza doversi guardare indietro.

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© arcomai l Serpentine Gallery Pavilion 2010, vista dall’ingresso.


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