I bambini di Banksy piangono perche’ un cattivo ha cancellato la bandiera della Tesco

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© arcomai l L’altare della Tesco. La “gioventu’ del consumo” commemora i valori del mercato (Essex Road, Londra).

Deve essere successo durante l’ultimo weekend di Giugno l’atto vandalico che ha visto interessato cio’ che io chiamo L’altare della Tesco, poiché’ me ne sono accorto solo il lunedì’ successivo recandomi al lavoro. Mi siedo sempre sul lato sinistro dell’autobus 73 in direzione Victoria, cosi’ da dare il mio saluto quotidiano ai “bambini della gioventù’ del consumo” rappresentati in un murales in prossimità’ della fermata di Cross Street. Siamo ancora ad Hachney, poche fermate dopo e’ Islington a nord della City di Londra. I bambini stanno bene, protetti da una lastra di plexiglass, posta presumibilmente per evitare che potenziali maleducati danneggino la composizione con scarabocchi come quelli già’ presenti sul braccio di uno dei fanciulli. Sembra che il maldestro attentatore ce l’avesse solo con la sportina della nota catena di supermercati Tesco, qui pitturata a mo’ di bandiera e “legata” su un’esistente canaletta che fa da pennone. Fortunatamente il “vigliacco” ha gettato in modo affrettato solo una serie di pennellate di vernice bianca (presumibilmente tempera da interni), visto che il gesto ha lasciato solo un velo opaco sull’opera.

A poche settimane dal fatto, oggi la sportina/bandiera ha ritrovato i suoi colori originali dopo l’intervento di restauro da parte di qualcuno che ha riportato l’opera all’antico messaggio. Sembra difficile pensare che Banksy, l’autore della composizione nonché’ noto writer inglese di fama internazionale famoso per i suoi murales che puntano a distruggere l’establishment, sia tornato per rimediare allo sgarbo. Forse un suo seguace o l’iniziativa indipendente di un artista locale, se non addirittura quella interessata del proprietario del muro su cui il disegno si trova. Quando lavoravo da Arup, ricordo che John, un ingegnere strutturista da poco sposato, si vantava di pagare parte del mutuo della casa con i soldi (40.000 sterilne) ricavati dalla messa all’asta del recinto di sua proprietà’, su cui Banksy aveva lasciato uno dei suoi art works. Una vicenda di cronaca finita bene quella de L’altare della Tesco, ma per gli altri esseri creati dall’immaginazione dell’artista sparsi tra le città’ del Regno e alcune del mondo (Parigi, Los Angeles, Barcellona, …) cosa ne e’?

Il mondo creato da Banksy e’ quello disincantato dei personaggi da lui rappresentati: i poliziotti che si comportano in modo disubbidiente, le scimmie che avvertono l’uomo che un giorno pagherà’ per quello che sta facendo, i bambini che giocano con gli esplosivi scambiati per giocattoli, l’esercito di ratti dispettosi che con incessante lavoro fa a suo modo ordine nella città’. Loro sono tanti e tutti a grandezza naturale. Come ombre di noi stessi si mescolano tra di noi, li trovi agli angoli degli edifici, camminano con te, ti fanno compagnia alla fermata dell’autobus. Non urlano, e quando vogliono “essere contro” lo fanno in modo garbato, giocando con sottile ironia sulle nostre debolezze, pendendosi gioco del quotidiano vivere umano a tal punto da renderlo ridicolo, inutile, banale. Per questi motivi le sue opere sono apprezzate e al tempo stesso ignorate dalle persone che le sfiorano camminando per le strade della città’. Il suo e’ un mondo iper-reale in cui le azioni virtuali di una “altra popolazione” (la sua) vanno a completare quelle contraddittorie della nostra (la reale) in un gioco di significati che mette a nudo i sogni e le paure della società’ contemporanea.

Per Banksy i muri non sono tutti uguali. Sembra che li scelga con pignola accuratezza prima di intervenire, e lo fa con un occhio attento a quello invisibile delle camere a circuito chiuso: il grande nemico dei writers e dei “malviventi”, l‘amico infingardo della “gente onesta” che, solo perché’ crede di essere più’ sicura perché’ controllata insieme agli “altri”, accetta di perdere parte della sua libertà’. Banksy lo ha denunciato a grandi lettere su un muro – scelto non a caso –  in prossimità’ di New Oxford Street, forse una delle strade più’ spiate del mondo. Nel 2005 fecero il giro del mondo una serie di dipinti da lui realizzati lungo la barriera israeliana, costruita per controllare i territori occupati della Cisgiordania, che permettevano di vedere dalla “altra parte”, un “altro mondo”, un “oltre”, un “altrove” cosi’ bello da non esistere neppure in realtà’ lontane da quelle infauste di questa regione del mondo. Cio’ che noi, invece, vediamo quotidianamente percorrendo le strade di Londra sono gesti più’ domestici come il muro sollevato dalla donna delle pulizie per nascondere la polvere della città’ a Clarck Farm, la televisione gettata da una finestra ad Old Street, o il bancomat a Farringdon che sputa banconote con il viso di Lady D impresso. Banksy perfora i muri con bombolette, pennelli e rulli per renderli ancora più’ duri; e quando non li scuote con le sue provocazioni, ne accentua la spazialità’ allargando il suo disegno al marciapiede, dando cosi’ dimensione vitale ai suoi personaggi. Opere come gli squarci eclatanti praticati attraverso la cortina di cemento in Cisgiordania dimostrano tutta la fragilità’ del muro di fronte all’azione semantica dell’arte.

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© arcomai l I muri non sono tutti uguali. Tre opere di Bansky a Londra (Essex Road, Newman Street, Church Street).

A parte la qualità’ artistica delle sue opere, ciò’ che e’ singolare e’ la tecnica con cui le realizza/riproduce. Leggenda metropolitana vuole che Banksy abbia scoperto la tecnica della “stampa a mascherine” dopo una brutta notte, di quando era giovane, passata tra i binari ferroviari sfuggendo alla polizia che lo cercava in seguito al fallito tentativo di scrivere una breve frase con lettere giganti in un sottopassaggio. E’ con questa tecnica che può’ realizzare in pochi minuti murales a volte complessi per dimensione e composizione grafica. E’ con questo mezzo che riesce a rendere le sue opere sintetiche, a mostrare profili inaspettati dei miti consumati dai media con la riproduzione alterata di icone ben consolidate nell’immaginario collettivo, a far parlare cassettoni, spigoli e colonne con brevi messaggi e poesie, a colonizzare la scena urbana con una popolazione parallela a quella reale. La città’ e’ per lui un grande libro sulle cui preziose pagine/pareti tentare di smascherare le contraddizioni dell’uomo nell’era della comunicazione.

I graffitari – per usare un termine generalista – sono artefici e vittime delle loro azioni. Il loro non e’ mai un risultato finito. Solo la fotografia può’ fermare l’immagine della loro immaginazione. Banksy lo sa bene e per questo sa giocare bene con i media pur mantenendo il suo anonimato, come sa bene che i suoi works possono essere facilmente riproducibili con la stessa metodologia da lui adottata. Si parla molto in questi giorni della proliferazione del suo famigerato rat (anagrammando la parola art) nella zona di Tooting a sud della capitale. C’è’ chi e’ convinto che i ratti siano autentici, mentre altri scetticamente non ci credono. John Bloxham, che gestisce una galleria d’arte a St. John Hills dice: “Banksy got the rat idea from a French graffiti artist named Blek le Rat. It this is him it could be worth a quarter of million”.

E’ di oggi l’annuncio dell’identificazione da parte del Mail on Sunday del famigerato Banksy. Il nome riportato non e’ per noi di particolare importanza, il fatto che sembra sia originario di Bristol neppure, perché’ come dice lui “People either love me or they hate me, or they don’t really care”. Infatti “we don’t care about him”. Forse Banksy non esiste neppure; forse dietro questa sigla c’e’ una setta segreta nata per seminare panico, per creare destabilizzazione. Londra e’ una citta’ unica al mondo: qui puoi vivere tutta un’esistenza rimanendo quello che sei; qui puoi avere una frenetica vita sociale rimanendo sostanzialmente solo. In questo essere nessuno siamo, paradossalmente, tutti conosciuti dall’occhio invisibile delle telecamere. E’ la solitudine la grande compagna di tutti, e’ lei che a volte ci porta a parlare con i muri. Alla mattina il mio primo saluto va ai bimbi de L’altare della Tesco; alla sera do’ la “buona notte” ai Matti del balcone. Loro sono sempre sorridenti e gentili con tutti. Loro vivono presso la stop di Stoke Newington Town Hall, a due fermate dalla mia. L’autobus e’ sempre lo stesso, la direzione, questa volta, e’ quella di Seven Sisters.

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© arcomai l “I matti del balcone” a Stoke Newington.

 


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