L’orizzonte domestico nella casa di Morandi

inaugurazione casa Morandi

© Roberto Serra  l Interno di Casa Morandi

Per capire un’artista non c’è niente di meglio che vedere il suo mondo, con gli oggetti di cui si circonda. A Bologna è possibile farlo nella casa di Giorgio Morandi (1890-1964), uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, riaperta al pubblico nel 2009 dopo il recupero architettonico realizzato dal Comune di Bologna. Nell’abitazione di via Fondazza 36 è possibile vedere oggetti, libri e strumenti di lavoro appartenuti all’artista, nella loro collocazione originale: vasi, bottiglie, conchiglie e modelli di studio ritrovano l’atelier ed il ripostiglio che, senza troppe pretese filologiche e feticistiche, sono stati ricostruiti per apparire così come erano ai tempi in cui viveva l’artista. Un luogo che è stato al contempo abitazione, spazio degli affetti familiari e atelier e che riporta alla luce l’atmosfera del passato, l´appartamento dove il pittore lavorava e dove trascorse tutta la vita assieme alle amate sorelle, eccezion fatta per i periodi delle vacanze estive a Grizzana, sull’Appennino bolognese, dal 1910 al 1964, anno della sua morte.

E’ così possibile visitare lo studio privato di Morandi dove hanno visto la luce le sue opere, e dove sono tuttora conservati, nell’ordine originario, quegli oggetti semplici della vita quotidiana (bottiglie, alambicchi, brocche e vasi di fiori) protagonisti delle sue nature morte metafisiche e rarefatte. I pennelli e il cavalletto, i segni degli spostamenti sul tavolo di vasi e bottiglie che lui registrava accuratamente. Dalla “commovente” finestra dello studio si può anche osservare il cortile interno, il “Cortile con ulivo” che ha ispirato i suoi quadri più famosi, aperta in tanti dipinti e da cui attingevano luce le sue composizioni minime.

Il progetto di ristrutturazione della casa è stato affidato all’architetto Massimo Iosa Ghini dello studio Iosa Ghini Associati. Nella casa museo rivive una cospicua parte della donazione che Carlo Zucchini (che aveva raccolto al sicuro il mobilio e l’oggettistica in un deposito), garante della stessa, ha generosamente trasferito alla città, com’è accaduto con l’appartamento che era passato in mano alla governante e poi comprato dal Comune nel 1999.

Gli arredi della famiglia e parte della collezione di opere di arte antica appartenuta a Morandi sono raccolti nell’anticamera; il resto degli ambienti è stato ripensato e articolato per offrire al visitatore un percorso che, attraverso un’accurata selezione di fotografie, libri e documenti di vario genere, esposti in semplici teche, racconta i principali momenti della vita del maestro, dai rapporti con la famiglia, alla formazione artistica, dagli incontri con personalità del mondo del cinema e dell’arte al lavoro nel suo studio.

La casa è diventata anche un centro studi sull´artista e il Novecento e quindi deve coniugare diverse funzioni: quella museale e quella di centro di consultazione. Per quest’uso, si sono consolidati i solai, si è realizzato un ascensore, si sono abbattuti dei muri tramezzi aggiunti quando l´appartamento non era più proprietà Morandi, cercando quindi il ripristino della distribuzione originale degli ambienti al tempo in cui visse il maestro. Si è trovato il modo per mostrare a tutti lo studio dell’artista senza doverlo per forza attraversare, interpretato tramite un involucro di vetro, una scatola in cristallo trasparente. Si sono in parte recuperati anche i muri originali, dove il maestro ha lasciato pennellate per le prove di colore e numeri di telefono, annotati a fianco ad un tavolino nell´ingresso.

Il percorso espositivo si divide quindi in due zone: la parte sinistra della casa vede riprodotti alcuni ambienti dell’abitazione (studio, anticamera, ripostiglio dei modelli) come dovevano apparire quando erano abitati da Morandi, e ripercorre la vita, la formazione, i rapporti familiari e di amicizia del maestro; quella a destra è destinata ad attività scientifiche e di ricerca, con la sala lettura e una sala polivalente per conferenze, incontri ed attività culturali. In un video si assiste alla traccia della vita e dell’opera dell’artista, ripercorsa associando le immagini dell’atelier a quelle dei dipinti esposti al Museo Morandi a Palazzo d’Accursio.

Il progetto della “Casa d’artista” parte dal concept di luogo della narrazione e della memoria, dove gli ambienti più significativi dell’esistenza del Maestro sono riportati, ove possibile, in “vita”. Le cromie ocra, i bruni e i grigi della pittura ad olio, i segni del pennino delle incisioni e la ricerca della luce del Maestro sono le linee guida seguite nel progetto dell’allestimento museografico e reinterpretato con materiali contemporanei e attrezzature tecnologiche per la valorizzazione delle diverse funzioni degli ambienti.

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© Massimo Iosa Ghini l Il progetto di Casa Morandi.

Nelle immagini esposte e riproposte molte nature ritornano “vive”, anche attraverso le fotografie che autori come Luigi Ghirri, Berengo Gardin hanno realizzato nel tempo, immortalando la “camera magica” di Morandi: le collezioni di foto di tanti fotografi che hanno visitato la casa prima e dopo la morte del maestro, nella sua apparente immobilità, sono sospese su una parete di rustico intonaco ossidato. Sono foto che soffermano l’attenzione spesso sulla “familiarità” dei quei tanti oggetti che abbiamo imparato a conoscere nei quadri, a dimostrare che sono esistiti per davvero, appartenevano alla quotidianità domestica dell’artista, al suo silenzio profondo. Sembrano anche la riprova fotografica dell’apparente casualità compositiva morandiana. E’ la possibilità offerta dalla presenza di queste immagini, messe a confronto diretto con l’”allestimento” della casa-museo, a consentire di apprezzare quanto di autentico è ancora possibile avvertire in questa dimora, cosa ci è rimasto. La polvere sembra essersi dissolta in una specchiatura continua, la luce tenue e soffusa spazzata via da un bagliore diffuso. L’intimità di un misurato orizzonte domestico si è spalancata agli sguardi indiscreti di chiunque. Ora l’anima dell’artista non dimora più qui.

 

Massimo Iosa Ghini. Classe 1959, Massimo Iosa Ghini ha studiato architettura a Firenze per poi laurearsi al Politecnico di Milano. Oggi è considerato uno degli architetti e designer italiani presenti nel panorama internazionale. Dal 1985 partecipa alle avanguardie dell’architettura e del design  italiano: fonda il movimento culturale Bolidismo ed entra a far parte del gruppo Memphis con Ettore Sottsass. Nel 1989, a Osaka, gli vengono consegnate le Chiavi della Città. Negli stessi anni apre la Iosa Ghini Associati, con sede a Milano e Bologna. Tiene conferenze e lectures in varie Università, tra le quali il Politecnico di Milano, la Domus Academy, l’Università La Sapienza di Roma, la Scuola Elisava di Barcellona, Design Fachhoschule di Colonia e la Hochschule fur Angewandte Kunst di Vienna. E’ docente dal 2007 all’MBA della Alma Graduate School di Bologna; dal 2008 è Adjunct Professor al Politecnico di Hong Kong. I suoi progetti si trovano in vari musei e collezioni private internazionali ed hanno ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il Roscoe Award negli U.S.A.,1988, il Good Design Award 2001, 2004, 2009 e 2010 dal Chicago Athenaeum e il Red Dot Award nel 2003.


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