Dal rumore al brusio. Tanto rumore per niente

20060428_01

© arcomai l Utrecht-Olanda, lungo l’autostrada A2, a Leidche Rijn, barriere acustiche progettate dallo studio ONL di Rotterdam.

Per molto tempo lo spazio progettuale della città si è riferito a precisi codici teatrali, con punti fissi e visuali prospettiche; nell’era dell’automobile, si sa, lo spazio della città viene vissuto più che altro cinematograficamente. La grafica, il design, l’architettura e l’urbanistica che fiancheggiano la strada sono costrette a parlare il linguaggio del movimento, per cui i singoli episodi diventano più scene che componenti del tessuto attraversato. E questo perché la velocità dell’auto impedisce la percezione di completezza di uno spazio urbano figurato classicamente, obbligando a vedere solo frammenti di un ambiente e non più il tutto, come un montaggio visivo selettivo. Attraversando velocemente le strade si è comunque costretti ad una registrazione visiva passiva, dovuta all’inerzia dello scorrere dei nostri occhi sul territorio, dal momento che spazi ed oggetti che intercettiamo sfuggono senza creare alcun attrito al nostro passaggio, bensì un lontano brusio, incapace di strutturare una memoria dell’attraversamento.

Le stesse informazioni che accompagnano la viabilità, non più pietre miliari, ma grandi cartelloni leggibili, rispondono unicamente all’intensificazione ed accelerazione del traffico, al codice della strada, e sempre meno ad esigenze di relazioni ambientali, che anzi tendono ad essere escluse dietro barriere. Questi spazi lineari si sono in molti casi affrancati dai territori circostanti attraversati, dai quali risultano sempre più materialmente separati, dove la città e il territorio fungono da scene fisse e lontane di una recita muta. Il muoversi in macchina o in treno genera una forma di distacco corporeo dall’ambiente che diventa uno sfondo, un quadro in movimento che non si lascia fissare.

20060428_02

© arcomai l Le barriere acustiche realizzate a Leidche Rijn, lunghe 1500m, hanno i due terminali evidenziati in maniera scultorea ed al centro è inserita una rivendita d’automobili.

Si attraversano sempre meno le città ma le si aggirano semplicemente, così le emergenze urbane ed architettoniche vengono spesso segnalate al viaggiatore da cartelloni “promozionali-turistici”, che a volte provano pure a descrivere sinteticamente quello che non si può vedere, per aiutare comunque ad immaginare. Il contesto urbano, escluso dalle deviazioni perturbane, viene in parte recuperato in forma virtuale, così come le nostre città storiche si trasformano in musei proprio mentre tangenziali, autostrade e treni a alta velocità le aggirano o le attraversano. Le problematiche legate all’inquinamento acustico stanno accentuando l’isolamento delle infrastrutture in relazione alla città, con l’impianto di sistemi protettivi diversi, ma comunque individuabili come schermature che negano la propria appartenenza allo scenario urbano. Le barriere fonoassorbenti nelle varie fogge segnalano all’automobilista che sta lambendo un qualche abitato, che però non riesce quasi mai a vedere e riconoscere, perché sottratto alla vista dalle stesse. Ne deriva che lo spazio di chi si muove rapidamente risulta sempre più contrapposto e separato da quello delle comunità attraversate, dal proliferare di barriere e/o schermi lungo le principali arterie.

E’ stato di recente ultimato a Utrecht in Olanda, lungo l’autostrada A2, a Leidche Rijn, una costruzione architettonica continua lunga un chilometro e mezzo e di 10.000mq di superficie, con funzione di barriera acustica, principalmente di un’area produttiva e di un centro abitato, posto più in lontananza. Progettata e realizzata dallo studio ONL di Rotterdam, l’installazione è formata da telai di acciaio e panelli di vetro e lamiera, formando una barriera affusolata ed aerodinamica, con le estremità ben segnalate ed al centro incorpora un ampio spazio commerciale, destinato alla vendita di auto di lusso, ben visibile dall’autostrada. In continuità, si sta ultimando un altro tratto, uguale per lunghezza ma diverso per ideazione architettonica, consistente nell’articolazione di un fondale di lamiera rossa, un’ondulata e dinamica scia colorata che fiancheggia per un tratto l’autostrada.

20060428_03

© arcomai l Le altre barriere acustiche che si stanno ultimando a Leidche Rijn, hanno un andamento plano-altimetrico ondulato che accompagna il movimento dei viaggiatori.

Ugualmente da poco tempo è terminata l’installazione a Chiasso di un sistema di protezioni acustiche, ideate dallo studio ticinese di Mario Botta: una selva di “alberi” metallici protegge l’abitato dal transito del valico di frontiera, rappresentando allo stesso tempo una suggestiva e studiata immagine dell’ingresso in Svizzera.

Sono comunque rari gli esempi di progettazioni specifiche pensate per singoli luoghi: quasi sempre è la serialità di prodotti di mercato (i più vari) che si ripropongono lungo gli scenari dei nostri tragitti, peggiorandone oltremodo la qualità percettiva. E’ senz’altro interessante quanto si sta facendo lungo l’attraversamento dell’Autostrada del Sole nella conurbazione fiorentina, facendo ricorso ad un unico sistema coordinato di elementi seriali, progettati per le specificità dei luoghi interessati: si alternano così lastre di cristallo trasparenti con pannellature di lamiera ossidata, il tutto accompagnato da ricorsi lineari di trafilati di cotto “toscano”.

20060428_04

© claudio zanirato_arcomai l Le barriere acustiche che si stanno installando lungo tutto il tratto cittadino di Firenze dell’Autostrada del Sole sono uniformate da un unico sistema di sostegno e da pennellature armonizzate.

Non sempre però le barriere acustiche debbono essere dei rimedi necessari: a volte intervenire direttamente sugli edifici può essere la soluzione più sensata per risolvere con questo tutte le problematiche derivanti da una collocazione incompatibile, sotto molti punti di vista, e migliorarne la qualità complessiva. E’ quanto si sarebbe dovuto fare, per esempio, a Bologna, nel tratto tra i quartieri Pilastro e Roveri, dove il problema di estrema vicinanza di un edificio plurifamigliare al ciglio del sistema autostrade-tangenziale ha portato ad intubare un tratto stradale in maniera puramente ingegnieristico e molto dispendioso, aggravando l’impatto visivo ambientale e non risolvendo assolutamente tutti i problemi di un’edificazione priva di ogni qualità e che, se affrontata come occasione di soluzione complessiva, avrebbe portato a ben altri risultati.

Purtroppo, seguendo la stessa logica dell’intervento, indotto da un bisogno prestazionale-ambientale, si sono alterati in negativo molti tratti di paesaggio stradale che la città di Bologna poteva vantare come esemplari, per qualità progettuale e costruttiva (come l’asse stradale del quartiere Barca), proseguendo con imminenti interventi con la stessa pratica distruttiva, sia del paesaggio urbano che infrastrutturale, che sono oltremodo gravi se si pensa che non sempre scaturiscono da problematiche preesistenti ma a volte sono strettamente connessi alla nuova edificazione, e quindi ben più controllabili progettualmente.


Back to Top