I percorsi e i luoghi del viaggiatore contemporaneo

Claudia Capelli e Carla Casadei operano una sostituzione strategica in una parte di isolato di residenza fatiscente con una dotazione alberghiera per i nuovi utenti della città portati dall’A.V. posta di fronte; una costruzione che rispetta le regole compositive del quartiere ma ne ribalta le regole funzionali, facendosi attraversare al suo interno con un vortice di flussi di percorsi e di persone. [progetto n. 3 del masterplan dell’AV, vedi “EFFETTI INDOTTI DALL’ALTA VELOCITA’ A BOLOGNA: VIA DE’ CARRACCI“].

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© capelli&casadei l Inquadramento del quartiere Bolognina. Progetto di casamento in via A. di Vincenzo, zona Bolognina, 1906. Veduta area 1988 – La foto evidenzia l’organizzazione a grandi corti e le “insule” della zona Bolognina ancora integre.

Il nostro interesse si è rivolto verso gli isolati del quartiere Bolognina che si affacciano lungo la Via de’ Carracci e davanti alla stazione dell’Alta Velocità. Questi saranno oggetto di interventi di riqualificazione-sostituzione edilizia che dovranno prevedere destinazioni d’uso più pregiate ed indotte dalle trasformazioni dell’intorno. L’oggetto della tesi riguarda la progettazione di un complesso alberghiero all‘interno di questa area, che sarà necessario per venire incontro alla crescente necessità di aumentare la capacità ricettiva di questo quartiere, a causa del potenziamento del nodo ferroviario di Bologna e dalla vicinanza con il quartiere Fiera. L’intento è quello di realizzare un luogo che soddisfi le nuove esigenze del viaggiatore contemporaneo e che sia punto di connessione tra la vita di quartiere e l’utenza esterna.

Il quartiere della Bolognina, fa parte di quella prima espansione della città post-unitaria, che fino agli anni Quaranta ne ha determinato la crescita mantenendo in modo abbastanza chiaro la logica di un disegno ordinatore su grande scala. Tale disegno riesce tutt’ora a conferire alla periferia storica una riconoscibilità di forma e di struttura che non ha avuto più riscontro nella espansione a macchia d’olio della “non città” industriale degli anni Cinquanta e Sessanta. I primi edifici residenziali della Bolognina furono costruiti dalla IACP (Istituto Autonomo per le Case Popolari) in accordo al disegno compiuto e organico del piano del 1889. Si viene così a configurare un edificio a più corpi scala in linea, a perimetrazione dell’isolato interessato, creando all’interno del lotto una propria area  cortiliva di pertinenza. Queste costruzioni hanno caratterizzato fortemente l’impianto urbanistico di questa zona, tanto da spingere a mantenere, all’interno del nostro progetto, le caratteristiche morfologiche tipiche dell’edilizia del quartiere Bolognina.

Nel corso del XIX secolo alla trasformazione del turista (dal Grand Tour al “turismo di massa”) corrisponde la trasformazione dell’oggetto architettonico Hotel, da edificio monofunzionale ad edificio ibrido. Si creano edifici capaci di rappresentare la vita degli affari della cultura e della politica e quindi si utilizza un’idea di continuità complessa tra spazio urbano e spazio interno dell’edificio. L’albergo della seconda metà dell’ottocento diventa centro mondano della città, così, se la camera tende ad offrire quel lusso e quelle comodità tecnologiche impossibili da avere nella propria casa, i primi e gli ultimi piani dell’albergo offrono la possibilità di incontrare la vita della città, facendo un viaggio al suo interno, senza muoversi. L’albergo diviene sempre di più una città nella città.

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© capelli&casadei l Schematizzazione del  tema dell’architettura di vetro applicata alla tipologia dell’albergo. Schema preliminare di progetto. Schema dei percorsi “generatori”.

Molti degli hotel contemporanei si presentano,invece, come ricerca intorno ai possibili contatti tra singola stanza, personalità dell’ospite, carattere dello spazio semi-domestico e spazio esterno, principalmente della città, dove il mondo urbano rappresenta il mondo esterno nel suo complesso. Un edificio come l’hotel, che ha nella commistione delle funzioni la sua caratteristica principale e più stimolante, risponde alla ricerca e alla sperimentazione di risoluzione creativa degli opposti.  Siamo di fronte, nello specifico tema dell’hotel e della città, al tema dell’intimità e della volontà di messa in scena della propria esistenza. le opposizioni elementari che vengono in mente sono molte: città/camera d’albergo, pubblico/privato, interno/esterno, dentro/fuori, trasparente/riflettente, condiviso/intimo, visibile/invisibile, freddo/caldo, rumore/silenzio, generico/specifico, massa/singolo, basso/alto, orizzontale/verticale. La tendenza di questi nuovi edifici è quella di rendere contemporaneamente visibili intimità, voyerismo ed esibizionismo.

La vicinanza del luogo di progetto alla futura stazione dell’alta velocità, ci ha fatto immaginare questo luogo come ad uno spazio dinamico e in continua evoluzione, attraversato continuamente da flussi di persone senza sosta, come questa stazione che è un luogo di transito ed un crocevia di binari, un luogo dove un movimento vorticoso diventa calma per un attimo e poi ricomincia in divenire. Questo intricato reticolo di strade che rappresenta idealmente dei flussi, ci ha suggerito di pensare all’architettura come ad una scatola, attraversata da vettori in movimento, così come una stazione è attraversata da masse/flussi di persone e fasci di binari. Abbiamo riportato questo concetto all’interno del nostro progetto immaginando di tracciare le traiettorie delle persone in movimento generando così dei percorsi matrice che hanno dato vita al nostro edificio. L’inclinazione delle rampe (percorsi) ha determinato la forma della controfacciata in rame dotata di aperture che, tramite pannelli scorrevoli, si aprono e si chiudono a seconda delle esigenze dell’ospite, come una vera e propria tenda. Questo conferisce alla facciata un aspetto sempre nuovo e mai uguale. In questo modo si è cercato d tradurre il concetto di continuo dinamismo su un elemento architettonico di facciata.

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© capelli&casadei l Schema preliminare di progetto.

L’idea principale e generatrice del progetto è basata sulla contrapposizione di una situazione estremamente dinamica e transitoria della stazione ad alta velocità e quella più statica di un albergo, luogo di sosta e punto di arrivo. Si è cercato quindi di confrontare la materialità e la forma di un edificio con i concetti di movimento e dinamismo, partendo dal presupposto che lo spazio architettonico è inteso come luogo di eventi e movimenti. Per fare questo abbiamo utilizzato un “involucro” compatto ed uniforme all’interno del quale gli spazi sono definiti dagli elementi destinati alla circolazione, come una scatola bianca, neutra e stereometrica al cui interno prendono vita,si incontrano e si intrecciano le linee ideali del movimento. Questa idea che l’architettura si basi su concetti di vettori in movimento è rappresentata all’inferno del nostro progetto tramite rampe (i percorsi) che attraversano l’edificio e sono rese visibili grazie alla trasparenza del vetro,  divenendo componenti fondamentali anche dal punta di vista formale.

Le rampe non sono solo concepite come attraversamento ma come collegamenti delle varie funzioni diverse ad ogni piano. E’ infatti possibile attraversare la “parte pubblica” dell’edificio dal piano interrato all’ultimo piano come lungo un unico vettore di movimento che attraversa tutti i piani dell’edificio, come per fissare tutte le facce, tutti i momenti dell’oggetto costruito e per moltiplicarne i punti di vista. In questo modo si passa da una conoscenza relativa ad una assoluta, cioè dall’esterno all’interno dell’edificio.Inoltre il progetto prevede di sospendere dal suolo i volumi delle varie funzioni previste (hotel,uffici,ristorante,palestra) e lasciare al piano terra il sistema di ingressi ed uscite alle varie attività e la galleria commerciale, introducendo uno spazio pubblico di libertà, costruito a partire dalle linee di attraversamento, in modo da creare un sistema di piani inclinati che gestisce l’ingresso alla piazza. In questo modo la permeabilità urbana e la circolazione pedonale del quartiere diventano le mete della composizione dell’edificio concepito come un sistema aperto.

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© capelli&casadei l Pianta piano terra e viste degli spazi pubblici.

L’albergo si sviluppo su cinque piani in cui la hall vera e propria si localizza al primo piano mentre il piano terra è stato adibito a semplice atrio di ingresso. Al primo piano sono collocati anche gli uffici amministrativi, la lobby, sala lettura, il bar e il ristorante. L’albergo dispone di 120 camere di circa 30 mq. ciascuna e 18 suite da 55 mq. sistemate all’ultimo piano. Una particolare attenzione è stata data alla progettazione del corridoio di distribuzione in cui si è voluta evitare la classica disposizione con il corridoio centrale e le stanze disposte a pettine lungo i lati. Per far questo lo stesso modulo (camera) è stato ripetuto alternativamente in orizzontale e in verticale, questo ha creato un altro dinamismo ed ha lasciato liberi spazi poi occupati da teche di vetro che ospitano pere d’arte, creando un particolare scambio tra arte e ospitalità. Avendo previsto un’utenza di tipo manageriale, alcune statue sono state progettate in modo da essere trasformabili in piccoli uffici dove ricevere gruppi di tre o quattro persone; questo rispecchia le esigenze della società moderna, che ha sempre più bisogno di flessibilità e di luoghi ibridi. Il ristorante è costituito da due sale, una per gli ospiti dell’albergo, l’altra per il pubblico esterno, separate dalla cucina comune. All’interno delle sale è stato progettato un sistema di pannelli mobili in grado di separare gli spazi a seconda delle esigenze. La palestra con zona benessere e la piscina, sono collocate agli ultimi due piani dell’edificio e collegate da una rampa per la corsa, mentre la piscina ha una copertura costituita da collettori solari per scaldare l’acqua, alternati a brisoleil per filtrare la luce.

Un  tempo per recarsi al lavoro le persone si spostavano ad orari fissi dalle abitazioni in periferia agli edifici per uffici situati nei centri urbani. Oggi, grazie ai progressi tecnologici che hanno influito sull’economia, gli uffici non sono necessariamente edifici prestabiliti. Buona parte del lavoro viene svolta fuori dalle sedi aziendali e per di più con orari flessibili. I computer portatili e Internet hanno reso il lavoro molto più mobile e, pertanto, si avverte l’esigenza di ambienti di lavoro che permettano di operare in modo più produttivo. Gli uffici delocalizzati sono distribuiti nel territorio e possono coincidere con la nostra abitazione, con la sala di attesa di un aeroporto o un “club” con servizi intergrati, offrendo la possibilità di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata Questi uffici delocalizzati guardano al lavoro mobile con un approccio nuovo, andando incontro alla necessità dei dirigenti di azienda di poter disporre di un ufficio temporaneo completo di zone di socializzazione e di un eccellente dotazione tecnologica.

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© capelli&casadei l Sezione trasversale, particolare del lucernaio e sezione longitudinale.

Il progetto comprende una gamma  di spazi con caratteristiche diverse, dalle sale riunioni alle piccole stanze private  per andare incontro alle varie esigenze dei “nuovi nomadi”. L’obbiettivo è aumentare la produttività di persone lontane dai propri uffici fornendo loro tutto il necessario in uno spazio comune e prontamente accessibile. A fianco di questi spazi comuni vi sono una serie di piccoli vani in cui i clienti possono usare i loro portatili, ricaricarli e collegarsi ad Internet. La creazione di grandi camini, di luce necessari per illuminare le parti più buie dell’edificio, ci hanno dato la possibilità di utilizzarli come CAMINI DI VENTILAZIONE per il ricircolo dell’aria. All’interno di questi camini ad ogni piano è prevista la possibilità di creare allestimenti uniti a vegetazione e acqua nebulizzata che aiutano il raffrescamento dell’aria. L’inclinazione della controfacciata in rame vuole sottolineare e rafforzare il concetto generatore dei vettori di movimento. Inoltre l’idea di dinamismo e mutevolezza è resa tramite i pannelli scorrevoli,che si aprono e si chiudono a seconda delle esigenze dell’ospite. Questo conferisce alla facciata un aspetto sempre nuovo e mai uguale.

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© capelli&casadei l Viste prospettiche e dei due fronti lunghi dell’edificio.

 

Carla Capelli e Claudia Casadei si sono laureate in Architettura nel 2005 presso l´Università degli studi di Firenze con una tesi in Progettazione Architettonica dal titolo ” Bologna: i percorsi e i luoghi del viaggiatore contemporaneo”. Tale tesi si è sviluppata a seguito della partecipazone al Laboratorio di Sintesi finale in Progettazione Architettonica e Urbana sul tema “Effetti insediativi indotti dal nodo dell´alta velocità di Bologna”, coordinato dai docenti: Prof. A.Baratelli, Prof. L.Macci, Prof. U. Tramonti, Prof. C. Zanirato


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