L’urbanistica de-genere ed i mali della citta visti da Bologna

Io c’ero al Forum, triste autocelebrazione di un’improbabile partecipazione dei cittadini alle scelte sul “Futuro di Bologna che cambia”, ed appena ho iniziato ad ascoltare il Prof. Campos Venuti, padre padrone dell’Urbanistica bolognese degli ultimi 25 anni e Presidente Onorario dell’INU, per non andare sul palco e dire: “Basta, con questo uomo la città non cambierà mai”, sono andata via sconsolata. C’è qualcun altro disposto ad avere idee diverse dal Prof. Campos Venuti ed ad osare con lui un pubblico contraddittorio? E poi, come spiegare ai Bolognesi che le vicende urbanistiche della città di Bologna possono essere guardate e valutate con sguardi diversi da chi ha già elaborato un piano nella città (1985) e che ne vuole fare anche un altro? Come far capire che con un nuovo piano per la città ci giochiamo anche la qualità della vita e della democrazia in città?

Il Professore Campos giudica “infantili e talvolta strumentali” le “delusioni che qualcuno mostra verso questa amministrazione”. LUI non è abituato ad “attese messianiche”, ecco perché non s’illude. Ed io aggiungo: ecco perché non cambia nulla in questa città! Ma entriamo nel merito della riflessione urbanistica del Professore. La sua visione metropolitana della città rifiuta “la Bologna chiusa in sé stessa”, peccato però che il SUO Piano Regolatore dell’85, aveva già “strozzato” e chiuso la città dentro un tangenziale abbellita da una “fascia boscata” che è rimasta in gran parte sulla carta. Peccato però, che ancora oggi, la SUA super-tangenziale del Passante Nord non riesce a tradurre sulla carta la SUA visione policentrica della città metropolitana. Il Piano Regolatore di Ludovico Quaroni per la città di Bari (1965-1973) fa capire come altri urbanisti hanno tentato di tradurre le loro visioni policentriche della città. Se si vuole avere una visione solo un po’ policentrica della città, si dovrebbe avere a che fare con l’idea di  rete, si dovrebbero abbandonare le vecchie idee legate alle tangenziali degli anni ’50, e magari dovremmo pure allargare lo sguardo alla “città regione”.

Ma torniamo alle idee di Campos. LUI è contento che l’Amministrazione abbia raccolto i suoi suggerimenti per la città metropolitana, la Sua super tangenziale/Passante – Nord, e che si sia scelta la “idea di città” che ama l’ambiente. Ma l’ambiente è solo la collina? E la pianura cos’è? Possiamo squartare la pianura con il lungo tracciato del Passante Nord? E come facciamo a mettere insieme il potenziamento del trasporto su ferro con chilometri di asfalto? Qual’è la priorità sostenibile dal punto di vista finanziario, ambientale e sociale? Dov’è la visione metropolitana con il Passante Nord? Passiamo alle altre “perle” della visione di Campos. La perequazione ci salverà, ma che differenza c’è tra i vecchi Piani Integrati che macinavano cemento e le moderne perequazioni? Campos dice che la perequazione “garantirà inoltre, finalmente, l’equità del piano, con il trattamento egualitario di tutte le proprietà investite dalle trasformazioni urbanistiche.” Ecco cos’è la perequazione: “un trattamento egualitario di tutte le proprietà”; nulla di più e niente di nuovo. Non crederemo forse che i proprietari aspettassero la perequazione per distribuirsi i diritti edificatori? Ma se sono i proprietari a suggerire azioni per le agende politiche.

Abbiamo oggi in Italia una politica dal pensiero debole ed un asservimento totale della politica al mercato, ed a Bologna si raccontano ancora le favole. Voglio ricordare il finale dell’intervento del Professore Campos, che vuole insegnare a tutti l’unica idea giusta di partecipazione dei cittadini, la SUA: ”il caso dell’ex Mercato Ortofrutticolo. Che è, secondo me, un ottimo esempio di come la partecipazione possa lasciare i lidi a me sgraditi della retorica, per contribuire insieme, sia a risolvere un grosso problema urbanistico, sia a conquistare il consenso delle popolazioni, che a questa soluzione hanno dato un apporto decisivo. Anche se qualcuno, sinistra inclusa, considera questo modello operativo, soltanto un metodo per placare, persuadere e infine raccattare consenso a buon mercato”. Ma se la rivoluzione urbanistica del Professore Campos parte dal presupposto che “E’ illusorio che cittadini e costruttori pesino allo stesso modo” (Il Domani 16/04/2005), credo proprio che siamo di fronte ad un’idea di partecipazione di chi pesa di più. Certo con l’esperienza del Mercato Ortofrutticolo si è data l’idea ad alcuni cittadini che fissate alcune invarianti del progetto (per invarianti intendiamo ciò che è stato già deciso) qualcosa può essere deciso insieme. Teniamoci stretta questa esperienza, ma sull’idea di partecipazione di Campos che ritiene retoriche le idee di partecipazione di altri soggetti solo perché diverse dalla sua, è solo una delle tante idee di partecipazione in assenza di un processo condiviso che stabilisca in questa città come e dove promuovere la partecipazione dei cittadini.

Carmela Riccardi. Nata in Italia nel 1961, si è laureata presso la l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1987. Diventa titolare a Bari nel 1991 di una borsa di studio biennale del C.N.R da titolo: “Analisi degli scenari e sistemi di supporto alla decisione per una valutazione qualitativa degli strumenti di Pianificazione”. E’ cultore della materia presso la cattedra di Teoria della Urbanistica nell’Anno Accademico 1992/1994 presso Istituto Universitario di Architettura di Bari. Si trasferisce a Bologna nel 1995 e negli anni 1996 /1998 collabora con l’Amministrazione Provinciale di Bologna per la redazione del secondo rapporto dello Schema Direttore Territoriale Metropolitano e delle linee preliminari alla elaborazione del Piano Territoriale di Coordinamento. Il recente Progetto “Un Quartiere per amico” presso il Comune di Pianoro (BO) propone un modo nuovo di costruire dal “basso” progetti significativi per i territori e le popolazioni urbane, coinvolgendo gli attori della scena urbana a partire dalle prime fasi di costruzione degli stessi progetti.


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