I ‘’Big brother’’ del mondo sono tutti figli di un unico padre: il comfort

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Vivevo in Germania nel 2000 quando vidi in televisione per la prima volta il Big Brother. Già alla prima edizione i giovani tedeschi erano impazziti per un format che all’epoca non avrei mai pensato potesse trovare il favore del pubblico italiano così come, da lì a poco, quello del resto del mondo.

Tre storie di fratelli che non si conoscono.

Storia uno. Era l’ultima settimana del Settembre 2001 quando, lasciata Cracovia in direzione del Mar Baltico, è salita a Varsavia sul treno che mi portava a Danzica una coppia di ragazzi. Superato l’impressionante mole del castello di Malbork, che dal finestrino interrompe il monotono paesaggio polacco, Greg e Monica (questi i nomi dei ragazzi) mi dicono di essere tra i protagonisti della prima edizione del Big Brother nazionale. Diretti a Gdynia, nota località turistica dove in passato i gerarchi comunisti andavano a svernare nei mesi estivi, la coppia era stata mandata dai propri agenti per fare “opere di promozione”. Trascorsi alcuni giorni in loro compagnia. Una mattina camminando per la spiaggia della città. Greg mi disse: “Sai che ciò che io ho guadagno ieri stasera mia madre non lo percepisce in un mese di lavoro. Lei si alza alle cinque di mattina per andare a lavorare in un negozio e torna alla sera distrutta, il tutto per 200 marchi (100 euro). Con i soldi che guadagno vorrei …”. Greg vive oramai da quattro anni a San Paolo del Brasile, dove lavora presso la Camera di Commercio del suo paese di origine.

Storia due. Era una sera di autunno 2003 e mi trovavo a casa con la TV accesa quando, in attesa del notiziario delle 20, mi trovo con sorpresa dentro lo schermo Renato, un mio studente di quando prestato servizio come assistente presso il Dipartimento di Architettura della Facoltà di Ingegneria di Bologna. Avevo perso le sue tracce dal giorno in cui mi trovai a difendere lui e la sua ragazza dai colleghi ingegneri che non volevano permettere loro di sostenere l’esame poiché, a causa mia, avevano sviluppato insieme il progetto (una casa mono-familiare) e, cosa grave, avevano consegnato tutti gli elaborati arrotolati e non piegati in formato A4, come richiesto dalle “regole d’ingaggio” del corso. Quel giorno fu anche l’ultima volta che vidi il corpo docenti del corso, contestando loro il fatto che ”… l’architettura non è in formato A4 […] non si progetta per la commissione edilizia”. Non so se Renato e la sua ragazza stiano ancora insieme, come non so se dopo quel giorno le “regole” formative degli ingegneri di Bologna siano cambiate. Renato l’ho intravisto due anni dopo rappresentato su un cartellone pubblicitario nei pressi di Forli’ che reclamizzava oggetti di bigiotteria.

Storia tre. Era una bella sera di fine giugno dello scorso anno quando, da Sidney, Perry mi chiama al telefono dicendomi: “…per un po’ di tempo non ci possiamo sentire, tra 5 giorni entro dentro la casa del Big Brother”. Ho seguito le sue vicende quotidiane nel sito ufficiale del programma. È rimasta lì dentro per alcune settimane. Uscita dalla casa australiana è tornata nella sua, un bell’appartamento in un complesso residenziale sulle colline della città. Appena Perry è riuscita a rintracciarmi, mi ha raccontato la sua esperienza. Il racconto era quello di una persona che, tornata dalle ferie, chiede al suo avvocato di scrivere una lettera di reclamo all’agenzia che gli ha affittato l’appartamento. Perry non è venuta a trovarmi questo Natale perché il suo agente le ha organizzato un intenso programma di lavoro. Greg, Renato e Perry sono persone come tante altre. Forse non si incontreranno mai, a meno che non vengano invitati da un parente comune ad una cerimonia così importante da farli muovere da dove si trovano. Sebbene non si conoscono, l’esperienza fatta dentro lo stesso concept abitativo, globalizzato dalla televisione, li accomuna in virtuale legame di parentela.

Greg, Renato e Perry sono persone come tante altre. Forse non si incontreranno mai, a meno che non vengano invitati da un parente comune ad una cerimonia così importante da farli muovere da dove si trovano. Sebbene non si conoscono, l’esperienza fatta dentro lo stesso concept abitativo, globalizzato dalla televisione, li accomuna in virtuale legame di parentela.

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Fotogrammi di vita quotidiana nella casa del GF inglese (luglio 2006).

Tre storie di vita in comune.

La prima casa era IKEA. La prima casa italiana del GF era firmata IKEA. Allora lo spazio abitativo aveva ancora una dimensione domestica tradizionale e gli arredi essenziali come quelli presenti in tutte le case “normali”. L’ingenuita’ dei primi concorrenti rendevano l’ambiente particolarmente reale. Le edizioni successive del programma televisivo hanno visto un’evoluzione del disegno interno della casa che ha inevitabilmente fatto perdere ad essa quella parvenza di cellula abitativa organizzata secondo gerarchie intelligenti. La casa globale e’ un grosso involucro (capannone), uno spazio chiuso, articolato secondo in un sistema di funzioni rigidamente stabilite che non permette eventuali cambiamenti e personalizzazioni. In questo processo involutivo la cucina – anche se a volte usata in modo non ortodosso – rimane sempre il centro della vita domestica attorno alla quale si articola un sistema di stanze dalle forme non convenzionali perche’ progettate secondo il campo visivo delle telecamere. Sono i colori e quindi la luce artificilale le componenti piu’ invasiva della casa. Fatto curioso, nel 1989 La fondazione IKEA diede un premio a Margarete (Grete) Schütte-Lihotzsky come tributo per la prima cucina componibile ideata da lei nel 1925 (“Cucina di Francoforte”) seguendo i principi dell’economia domestica (Existenzminimum). La decadenza della societa’ contemporanea potrebbe essere analizzata attraverso il processo involutivo dello spazio abitativo.

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Sito ufficila del Big Brother Australia. Perry spiega il perche’ non si trova bene nella casa. Chanel 4. Susie si lamenta nel confessionale di Glyn che non si lava (Luglio 2006).

Wohngemeinschaften: una nuova famiglia allargata contro la comune tecnologica della societa’ del consumo.
La societa’ moderna sta vivendo oramai da diversi decenni un profondo processo di trasformazione: frammentazione della popolazione in communities (accademica, gay, mussulmana, …), omolgazione della stessa attraverso l’esperinze in rete, l’aumento dei singles, la crisi della famiglia, il naufragio dei matrimoni, la dissocupazione, la solitudine, il disagio esistenziale, i diversi fenomeni di migrazione. È questo lo sfondo sociale nel quale si vede ad esempio nella citta’ di Berlino il rifiorire delle “comuni”. Sebbene esistano senza dubbi motivi di carattere economico che spiegano femomeni di solidarietà abitativa, queste esperinze di coabitazione esprimono anche scelte coscienti/coerenti che fanno pensare a modelli di famiglia allargata (e perche’ no anche di casa), a formule flessibili e alternative di convivenza, a  scenari sociali nuovi.

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Pianta e viste della casa del Big Brother Australia (fotomontaggio).

La casa come luogo per la modernita’. La prima casa del GF in Russia ebbe come con il titolo “Za Steklom” che tradotto significa “Dietro il vetro”.  All’epoca il programma scateno’ feroci critiche alle quali si aggiunsero anche interpretazioni positive di chi vedeva nel Big Brother la panacea curatrice dei mali sociali in una realtà, come quella russa, interessata da profonde trasformazioni etico-sociali. L’unicita’ dell’edizione russa rispetto alle altre esperinze mondiali era che il “sopravvissuto” alla selezione non vinceva un premio in denaro ma un appartamento a Mosca. Questo contraddittorio fenomeno televisivo si presterebbe essere portatore di messaggi potenzialmente educativi: lotta allo speco, insegnamento al consumo intelligente delle risorse energetiche e al vivere insieme.

La casa del GF puo’ essere considerata come una sorta di “comune della societa’ del consumo” in cui il comfort, espresso dall’eccesso di comodita’, legittima la tecnologia (che non e’ mai neutrale perche’ dipendente da processi produttivi complessi) quale dispositivo di organizzazione della convivenza, in questo caso, tra persone non appartenenti ad un comune ambito familiare. La televisione e’ un grande quadro astratto e come tale bisogna saperla leggere per capirla non come un mero luogo dell’intrattenimento. Per questo anche la casa mondilae del BB e’ un luogo abitatvio astratto da interpretare al di la’ del suo semplice apparire.

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Fotogrammi di vita quotidiana nella casa del GF inglese (luglio 2006).


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