Cinematica urbana e nuovo municipio

Carlo Antonelli ripropone la sede del municipio della città come casa dei cittadini, in cui la massa del costruito si destruttura e si frammenta in individualità, quale metafora palese della comunità, facendo dialogare il nuovo edificio non solo con l’espansione urbana dell’ex mercato ma anche con il quartiere ottocentesco. [progetto n. 4 del masterplan dell’AV, vedi “EFFETTI INDOTTI DALL’ALTA VELOCITA’ A BOLOGNA: VIA DE’ CARRACCI“].

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© carlo antonelli l Individuazione fascie di progetto e ipotesi operative lungo l’asse di Via de’ Carracci (Masterplan).

Limitatamente al tessuto in diretto contatto con la futura stazione TAV, è stato individuato un vuoto urbano che per dimensioni e posizione risulta altamente interessante ai fini di uno sviluppo progettuale più approfondito. In tale ambito è ricaduta la scelta di farne il POLO ISTITUZIONALE, confermando le previsioni della stessa municipalità, che dovrebbe accogliere la nuova sede degli uffici comunali, un archivio municipale ed una sala congressi.

La proposta di riqualificazione dell’area si sviluppa a partire da un piano dell’accessibilità e dei trasporti altamente complesso, nel quale è previsto il mantenimento del traffico privato e pubblico con differenti gradi di penetrazione lungo Via de’ Carracci: all’intersezione tra questa e la linea ferroviaria Arcoveggio, la sede stradale dovrebbe duplicarsi in un tracciato di superficie, riservato ai mezzi pubblici a bassa velocità (autobus e taxi) e con un tracciato ipogeo ( a –7 mt dal piano di campagna) riservato al traffico veicolare privato, dal quale sarà possibile accedere ad un doppio sistema di parcheggi, di cui un blocco già previsto dalla TAV Spa nel sedime della nuova stazione, ed un altro di supporto (introdotto dal nostro contributo progettuale) posto sotto l’area di testata dell’ex mercato orto-frutticolo.

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© carlo antonelli l Inquadramento del progetto per l’area del Polo istituzionale.

Il sistema della percorrenza pedonale cerca invece di concordarsi con il sistema distributivo interno della nuova stazione, alla luce del quale risulta necessario il recupero, ad uso pubblico, di tutte quelle aree aperte, ora di margine, che nel futuro prevedibile assurgeranno a ruolo di “giunto” tra infrastruttura e città limitrofa. L’orientamento è quello di aprire la vie percorribili interne alla Bolognina, offrendo all’intera città un percorso diretto e protetto tra Via dell’Indipendenza e quello che abbiamo definito come “polo istituzionale”, creando una sorta di “promenade urbain” parallela a Via de’ Carracci.

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© carlo antonelli l Studio volumetrico e aggregativo.

Il succesivo approfondimento e tema della presente tesi riguarda l’organizzazione urbana del “polo istituzionale”, ed in particolare definisce, alla scala architettonica, il complesso degli uffici comunali e la sistemazione del parcheggio pubblico interrato con la capacità di oltre 600 posti auto. L’edificio della nuova sede municipale dovrebbe ospitare circa 1.500 dipendenti su una superficie totale di oltre 30.000 metri quadrati. Il complesso, da esplicita richiesta dell’ente comunale, ospita esclusivamente uffici pubblici, lasciando inalterata la collocazione degli spazi istituzionali, governativi e di rappresentanza, che rimarranno localizzati nelle attuali sedi al centro della città.

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© carlo antonelli l Concept e sviluppo tipologico della nuova sede degli uffici comunali.

L’ARCHITETTURA DEL NUOVO MUNICIPIO
L’architettura celata nei segni progettuali diventa realtà, espressione di volontà, e come tale viene percepita da coloro che vi si confrontano. L’architettura del luogo pubblico deve perciò rispettare quelli che ne sono i primi referenti, coloro che in quello spazio vi trovano un’identità, una casa da abitare o semplicemente un paesaggio nel quale perdersi e ri-trovarsi. Una delle prime immagini legate al nuovo municipio di Bologna è puramente fantasiosa, eppure di una tale forza da constringermi a leggittimarla ora come cardine principale dell’intero progetto: un edificio integralmente composto da persone; da persone di diversa età, altezza, peso, sesso, abbigliamento, aggregati tra loro come fossero elementi architettonici. L’immagine è stata poi tradotta ma i principi costitutivi, invariati nel tempo, rimangono quelli originari, quelli dell’architettura di persone; dell’edificio che perde la finalità esplicitamente estetica per rivelarsi nel valore universale di “contenitore”. Abbiamo pensato al municipio come casa della cittadinanza, sempre aperta, come luogo dell’identità, dove ognuno potrebbe entrarvi e, a seconda dei propri interessi, trovare “collocazione”. La capacità principale dell’edificio è quindi legata all’accoglienza, alla possibile esperienza di essere presenti offerta ad ogni singolo individuo di Bologna. La stessa città si rivela nei medesimi termini, indicandosi come città aperta, composizione di singoli individui, società del rispetto e della tolleranza nell’immaginario comune dei più.

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© carlo antonelli l Figurazione architettonica.

La necessità con la quale l’edificio mostra se stesso è inscindibilmente connessa al concetto di indeterminato, in cui la struttura architettonica funge solo da comune denominatore alle infinite configurazioni possibili. Quella che si è sviluppata è l’idea di un edificio sensibile alla vita che vi scorre all’interno, un’architettura capace di coniugare la fissità dei propri elementi alle dinamiche pulsanti della comunità cittadina. Stratificazione e modulazione dei pieni e dei vuoti, di calcestruzzo armato e cristallo, incisione dei tessuti strutturali, forte connessione verticale ed orizzontale dei percorsi pubblici, variabilità percettiva dello spazio interno: sono questi gli elementi attraverso cui il progetto si sintetizza ed esprime; in queste risiede la duplice volontà del divenire assieme luogo fisico e luogo delle relazioni. L’edificio si libera della propria mono-funzionalità e diventa oggetto complesso, parte di città, il corpo nel quale si condensano relazioni spaziali squisitamente architettoniche ma ancor più di carattere urbano. La possibilità di far co-esistere assieme uffici, negozi, spazi di rappresentanza, gallerie espositive e luoghi pubblici ha richiesto un particolare approfondimento delle capacità distributive e di riflesso ha posto la città come ulteriore referente progettuale.

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© carlo antonelli l Viste interne dell’edificio.

Seppur unico nelle sue dimensioni, il nuovo municipio non è monumento, non richiama memoria, non trasferisce valori, bensì è presente come possibilità, come una delle infinite forme fisiche della città. La rappresentatività che ineluttabilmente coinvolge qualsiasi corpo, con la sua carica segnica, viene qui affidata non al partito architettonico bensì alle campiture, alle fluttuazioni, alle dinamiche che in esso si realizzano, magari solo per un attimo. La stratificazione continua dei nastri vetrati, nelle due facciate principali, lascia trasparire la vita che si svolge all’interno dell’edificio, in tale modalità l’opacità dell’architettura, la sua stessa “ars combinatoria” è interamente affidata alla presenza fisica di ogni individuo, che è assieme ospite e parte integrante del costruito. Alla città si mostra una parte ridotta eppure significante di essa stessa: l’architettura si manifesta, potremmo dire, nella sua assenza, nel semplice spazio che essa avvolge, definisce e che senza timori viene esibito nella più completa nudità.

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© carlo antonelli l Organizzazione planimetrica (del livello terra): 1. ingresso, 2. foyer, 3. spazio internet, 4. spazio commerciale, 5. info / accoglienza, 6. bacheca / tesoreria, 7. self-service, 8. poste, 9. ufficio protocollo, 10. ufficio polizia municipale, 11. parcheggio polizia.

Il sistema delle relazioni urbane non si perde alla presenza dell’edificio, anzi queste vengono compresse e importate al proprio interno, secondo una scansione verticale corrispondente ai vari livelli. L’impianto planimetrico generale inoltre prevede un ordine di suddivisione secondo  tre fasce funzionali. Ogni livello dell’edificio segue tale schema:
– la fascia più esterna dell’edificio è adibita a SPAZI LAVORO, la fascia mediana alla localizzazione di SERVIZI GENERALI (quali archivio uffici, servizi igienici, ascensori, spazi attesa),  mentre l’ultima fascia, quella più interna, accoglie la CONNESSIONE sia orizzontale (ballatoi, passerelle) che verticale (scale, rampe);
– ai piani inferiori trovano spazio funzioni di interesse esclusivamente pubblico, come il servizio delle poste, una banca o il ristorante self-service;
– ai piani superiori sono invece collocati gli ambienti di lavoro degli organi di governo, spazi di rappresentanza, aree verdi ed un eliporto.

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© carlo antonelli l Sezioni verticali della fascia dei collegamenti e uno dei prospetti laterali.

 

 Carlo Antonelli nasce a Foligno nel 1976. Nel 2004 si laurea presso la facoltà di architettura di Firenze con la tesi “Bologna: cinematica urbana ed il nuovo municipio”. Dal 2005 è cultore della materia e collaboratore del Prof. Claudio Zanirato all’interno del Laboratorio di Progettazione Architettonica III della facoltà di scienze dell’architettura dell’Università di Firenze. Dal 2000 collabora con Simone Zoccheddu, con lo pseudonimo di Carol Dodo, ad una singolare ricerca nel campo della fotografia e della foto-installazione: loro lavori sono stati esposti presso il Museo di San Pietro in Assisi.


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