L’esercito spegne le luci “rosse” di Kalijodo per farle diventare “green”

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 © arcomai I L’Area verrà utilizzata come spazio all’aperto per la corsa ed il gioco del calcio”.

Stavo guardando il notiziario della notte sulla rete televisiva NET News quando, ieri, ho visto le ruspe demolire il tetto di un’abitazione. Sul momento ho creduto che si trattasse di un’operazione di messa in sicurezza dopo un crollo accidentale, ma poi, riconosciute le dimensione dell’intervento, ho capito che si trattava di qualcosa d’altro. Quando poi ho sentito lo speaker nominare la parola Kalijodo, ho capito che si stavano veramente spegnendo le luci del red district più noto della capitale indonesiana fin dai tempi del colonialismo olandese. Il governatore Basuki Tjahaja Purnama, noto anche col nome di Ahok, aveva preannunciato da tempo la volontà di spazzare via il “Den of Vice” (“Il Covo del Vizio”).

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© NET News I Fotogramma tratto dal notiziario del canale televisivo NET News.

L’incidente stradale accaduto l’8 febbraio – che ha visto la morte di quattro persone a causa di un uomo che aveva trascorso la notte ad ubriacarsi a Kalijodo – ha dato il via libera anticipato all’intervento di dismissione dell’area. Ai residenti del quartiere era stato dato l’ultimatum di evacuare l’area entro il 29 febbraio. Ordinanza che e’ stata rispettata. Cosi’ ieri mattina sei bulldozers hanno iniziato a muoversi e in poche ore hanno buttato a terra l’intero isolato come fosse stato un castello di carte. Una scena spettacolare, enfatizzata anche dalle riprese di un drone dell’emittente televisiva che sorvolava l’area. Sembrava di vedere un film di quei generi che vanno oggi per la maggiore nelle sale cinematografiche.

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© arcomai I Kalijodo il giorno dopo la demolizione.

Le autorità hanno utilizzato circa 100 soldati per presiedere la zona durante le operazioni di sgombero e demolizione. Questo per evitare problemi d’ordine pubblico come quelli causati lo scorso anno dagli scontri tra polizia e residenti durante lo smantellamento della baraccopoli di Kampung Pulo (ad est della città) che era a rischio d’inondazione. Le truppe sono state affiancate da circa 2500 operatori ecologici impiegati per la bonifica dell’area. All’inizio di febbraio di quest’anno l’amministrazione di Jakarta aveva anticipato che Kalijodo sarebbe stata rasa al suolo trasformando l’isolato in un parco, in linea con il programma volto a liberare il 30% dello spazio oggi occupato dal traffico. Ma poco si sapeva quando sarebbe accaduto e con quali modalità.

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© arcomai I Kalijodo il giorno dopo la demolizione.

Oggi sono andato a Kalijodo, o a ciò che ne resta. La polizia non lascia passare nessuno. Il lato occidentale del fiume di Soulmate e’ pieno di persone, gran parte sfollati e curiosi. Altri senzatetto sono accampati sotto il cavalcavia. Hanno con loro materassi, televisori, comodini, quadri e stoviglie. Un ragazzo con una taccuino in mano si improvvisa giornalista davanti ad una ragazza che lo riprende col telefonino. Più tardo pubblicherà il suo servizio su qualche social network. C’è un’atmosfera strana. La si leggeva negli occhi di chi e’ rimasto. Lo sguardo sembra quello di chi ha subito un terremoto, senza il dramma del lutto. Qui nessuno ha perso la vita, ma per molti Kalijodo era ciò che dava loro una possibilità di vivere. Qui vi lavoravano circa 500 prostitute, ma chi ci viveva erano almeno 5000 persone. L’amministrazione ha offerto a coloro che sono in possesso di una carta d’identità di Jakarta di trasferirsi in appartamenti a basso costo della città, mentre gli altri sono destinati ad essere rimandati ai loro villaggi d’origine. Nel frattempo l’isola di Bali teme una invasione di sex workers nelle prossime settimane.

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© arcomai I Kalijodo il giorno dopo la demolizione.

Il governo indonesiano ha come obiettivo quello di chiudere tutti i quartieri a luci rosse entro il 2019 – cosi’ come ricordato recentemente da Khofifah Indar Parawansa, Ministro per gli Affari Sociali sulle pagine del Jakarta Post: “…il 68% dei red districts sono già stati chiusi e il resto lo saranno entro i prossimi tre anni”. Anche se “i covi del vizio” spariranno le storie, i ricordi, le strade, il tessuto edilizio e le infrastrutture attorno ad esse rimarranno per lungo tempo. Le demolizioni creano dei vuoti anche simbolici, ma poi questi vuoti devono essere riempiti con servizi. Come farà l’amministrazione locale a far dimenticare la reputazione di un luoghi di questo tipo? In che modo quartieri difficili verranno “convertiti” a beneficio della comunità? Cos’è per la politica il “verde pubblico”? Ci licenziamo da Kalijodo con alcune perplessità. A pochi passi dalle macerie vediamo un mazzo di carte sparso sul terreno. Si dice che ieri notte le “signorine di Kalijodo” si siano ritrovate per un’ultima indimenticabile festa di congedo. Chissà se e’ vero? Di sicuro per alcuni ieri e’ finita un’epoca, ma la vita a Jakarta continua …

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© arcomai I Kalijodo il giorno dopo la demolizione.


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