La donna con la spesa che cammina per le strade della solitudine

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© arcomai I Ron Mueck, Woman with shopping (2013). Tecnica mista (113x46x30 cm).

Nell’ambito dell’Expo di Milano 2015 e’ in corso alla Triennale di Milano la mostra Arts and Food. La rassegna (a cura di Germano Celant e con l’allestimento dello Studio Italo Rota) presenta una collezione di opere d’arte e design che, simulando quei luoghi e spazi del convivere creati dall’uomo nei secoli, narra il modo profondo e suggestivo legame dell’arte con il cibo (sia nella sfera privato che in quella pubblica) e quindi dell’umanità nei suoi molteplici comportamenti vitali. Tra queste opere ne abbiamo trovata una di Ron Mueck talmente pertinente che sembra persino andare oltre il tema voluto dal curatore. Mi riferisco alla scultura Woman with shopping (2013), in cui viene raffigurata una donna (con bambino) che, avvolta in un cappotto, regge due sacchetti della spesa.

Il tema quasi esclusivo della ricerca del noto artista australiano è, come risaputo, la figura umana. Il suo lavoro viene solitamente classificato dalla critica quale alta espressione della corrente dell’iperrealismo. Questo perché Mueck e’ solito realizzare sculture con tecniche e materiali che gli permettono di ottenere opere estremamente realistiche. Per ottenere questo risultato il nostro si avvale prima di un “modello” in argilla sul quale modellare man mano la fibra di vetro, che poi verrà rifinita con materiali sintetici polivinilici in grado di definire minuziosamente le sembianze umane dei suoi personaggi. Un procedimento lungo, minuzioso ed estenuante. Ciò che lo distingue dagli altri artisti del suo genere, ossessionati dalla cura dei particolari, e’ la scala di riproduzione adottata che porta a figure gigantesche o in miniatura, ovvero persone fuori scala o appartenenti ad una “altra proporzione” che solitamente genera sorpresa e un vago disagio per chi le osserva. Noi siamo stati piacevolmente vittima di questa esperienza.

Dall’apertura del cappotto di lana grigia, spunta la testolina di un neonato che, anche se apparentemente assonnato, fissare il viso della donna. Non sembra sorretto da un marsupio, che di solito non si indossa sotto una soprabito. Forse non lo ha, visto che non si nota nessun segno dell’imbragatura sotto l’accurato paltò. Il bimbo la guarda con la bocca aperta; forse fa fatica a respirare. La madre è una donna sulla quarantina senza trucco e con i capelli raccolti in una coda. Veste un paio di jeans col risvolto sopra le caviglie. E’ ferma e guarda di fronte a sé con lo sguardo perso che non nasconde uno stato di rassegnato torpore, se non addirittura una smorfia di tristezza ed assenza. Le due sporte arancioni portano il nome di una nota catena di supermercati inglese. Non si sa cosa abbia comprato. Del resto non e’ importante. L’espressione del volto fa pensare che la minuta signora trasporti un fardello ben più grande dei tre pesi.

Mentre in Supermarket shopper (1970) di Duane Hanson la donna grassa col carrello stracolmo di cibo stigmatizzava l’essenza/opulenza del consumismo, Woman with shopping sembra andare oltre questa condizione. Il cibo non si vede, non e’ importante, non e’ fonte di piacere ma mezzo di sopravvivenza, che spesso viene consumato in solitudine. Ecco che attorno all’opera il visitatore si immagina un contesto, un logo, una strada, un bivio, file di case interrotte da parcheggi e giardinetti. Chi guarda questa scultura viene portato a muoversi, ad avvicinarsi, a chinarsi, a pensare. L’autore innesca cosi’ un rapporto intimo con l’osservatore. Vuole che questi si ponga delle domande, e da solo arrivi a delle conclusioni. Chi e’ questa donna? Dove abita? Dove sta andando? Attende di attraversare la strada di fronte ad un semaforo, o non si ricorda dove ha parcheggiato la macchina? Dov’è il padre del bambino? C’è qualcuno che la sta aspettando a casa? Sebbene sia difficile dare risposte a questi ed altri quesiti, si possono immaginare le cause dello stato d’animo della donna: la solitudine, l’incertezza del presente e le problematiche irrisolte del passato, l’alienazione della vita nelle metropoli, la desolazione delle periferie, lo squallore dello spazio abitativo. Qui il il chiasso immaginato della città viene sopraffatto dal silenzio della desolazione interiore in cui viviamo.

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© arcomai I Ron Mueck, Woman with shopping (2013). Tecnica mista (113x46x30 cm).


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