Architetture contemporanee per Bologna: 9 domande a Betarchitetti

In coincidenza della riproposizione della mostra “Architetture contemporanee per Bologna” presso gli spazi dell’Urban Center bolognese, dal 3 al 30 settembre 2011, Claudio Zanirato, redattore di arcomai.it, ha incontrato Betarchitetti per rivolgere 9 domande, assieme ad altri autori interessanti che operano in città, per indagare come si è formato, le sue principali propensioni, come vede lo scenario operativo dell’ambito bolognese. Betarchitetti è un gruppo di progettazione interdisciplinare che opera nel campo dell’architettura, dell’urbanistica, del landscape e dell’interior design. Sviluppa temi di ricerca in grado di caratterizzare il proprio lavoro e combinare la riflessione teorica con la ricerca e la sperimentazione progettuale, tra cui:  la riqualificazione dello spazio aperto nella città storica e della progettazione di nuovi spazi pubblici per la periferia urbana; la residenza, in cui sono state sperimentate nuove soluzioni abitative, con particolare interesse riguardo al rapporto tra spazio privato, semi/collettivo e collettivo nel social housing; il restauro rigenerativo, in cui alla scientificità delle metodologie d’intervento viene affiancato l’inserimento di nuovi elementi architettonici in grado di soddisfare le esigenze contemporanee di utilizzo; il “monumento”, in cui il progetto traduce in spazio architettonico la memoria collettiva e quella identitaria.

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 © Betarchitetti l Riqualificazione Ingresso al Cimitero Ebraico, Certosa, Bologna, 2009

 

Claudio Zanirato Esiste una specificità dell’architettura a Bologna, città senza una formale “scuola d’Architettura”? Ritenete possa esistere un suo “genius loci” in questa città con cui distinguersi?

BETARCHITETTI Nella realtà globalizzata in cui viviamo pensiamo sia di scarsa rilevanza la presenza di una scuola d’Architettura “bolognese”. La questione realmente rilevante e’ quella relativa alla qualità del dibattito e della progettazione architettonica che la città e’ capace di esprimere. Se per “genius loci” intendiamo l’insieme delle caratteristiche socio-culturali e architettoniche che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città possiamo dire che se nonostante tutto Bologna ancora possiede originali ed interessanti dinamiche sociali, negli ultimi anni (se non decenni) Bologna ha perso la sua tradizionale capacita´ di suggerire e sperimentare innovative forme di produzione e gestione della sfera architettonica ed urbanistica.

Per tale motivo, siamo convinti che più che mai sia necessario che si instauri fra i nuovi studi di architettura un dialogo in grado di coinvolgere maggiormente la città: parlare un nuovo linguaggio, più coraggioso, non autoreferenziale, in grado di suggerire rinnovati scenari per Bologna.

 

CZ Dove avete studiato Architettura? La riconoscete ancora come una scuola cui fai riferimento nella vostra pratica professionale o avete preferito guardare anche oltre? Dove?
BETA I nostri progetti nascono dalla discussione e dal contributo di tutti i componenti di BET, cercando di valorizzare ibackground delle diverse scuole di architettura frequentate (Firenze, Venezia, Ferrara, Bologna) oltre che dalle esperienze professionali svolte precedentemente in Italia e all’estero (Israele, Olanda, Spagna).

 

CZ Il passaggio dalla scuola al lavoro com’è avvenuto e qual è stato il divario che avete dovuto colmare? E’ avvenuto con una pratica empirica o vi siete avvalsi dell’esperienza d’altri studi?
BETA Il gruppo di progettazione nacque nel 2001 in occasione del concorso per il riutilizzo del sottopassaggio di via Rizzoli a Bologna. Da quella positiva esperienza, e a seguito di ulteriori comuni esperienze professionali come soci di altri studi di architettura, nel 2009 e’ stato fondato BET.

 

CZ L’attenzione alla sostenibilità energetica ed ambientale sembra far convergere l’architettura contemporanea verso un indirizzo comune, in una rifondazione disciplinare, in una nuova sorta di globalizzazione “modernista”: come vi collocate di fronte a questa prospettiva? Avvertite il rischio?
BETA L’attenzione alla sostenibilità energetica ed ambientale è un tema ormai parte della nostra vita e abbraccia tutte le nostre attività. La sostenibilità è divenuta quindi anche una peculiarità dell’architettura contemporanea. Essa non può che influenzare profondamente la nostra attività di progettisti nella ricerca di una rinnovata etica della comunità globale.
Siamo però distanti dal pensare che l’approccio energetico debba essere il concetto basilare del progetto e influenzarlo a tal punto da generarne la forma. E’ un nuovo grado di complessità del processo progettuale che è entrato a far parte del costruire bene ma che si deve relazionare in maniera equilibrata con tutti gli altri aspetti fondamentali del progetto. Crediamo che il rischio che si sta correndo, infatti, sia quello di delegare alla sostenibilità energetica ed ambientale tutto il processo progettuale, rischiando in tal modo di renderlo superficiale ed eccessivamente legato a delle mode passeggere lanciate dal mercato.

 

CZ Il tema della trasformazione prevale rispetto al processo di crescita urbana in una città come Bologna, dove spesso si riqualifica l’esistente invece che pensare ex novo: ma si possono instaurare anche nuovi piani relazionali con tali interventi di sostituzione, e cambiare così la città dal suo interno?
BETA La trasformazione dell’esistente, a scapito di una visione permanente della crescita, rappresenta un processo inevitabile per ciò che riguarda il progetto architettonico, urbanistico e territoriale: la contemporaneità ci impone infatti un nuovo modo di porci verso il tema del “consumo”.
Questa sfida va accettata pienamente, nella convinzione che non rappresenti un limite all’espressione dell’architetto ma un’opportunità’ di riconquista di un valore sociale della professione attraverso la ricerca e la sperimentazione di soluzioni che sappiano dare risposte concrete ai bisogni della società in cui vive.

 

CZ I materiali ed i colori come si legano alla forma ed ai luoghi in cui ambientate i vostri progetti? Cercate una continuità possibile o la straniazione?
BETA Prima di iniziare a disegnare investiamo molto tempo dello studio dell’area di progetto: la sua storia, le sue tradizioni, i suoi abitanti, le sue forme, i suoi colori. In seguito iniziamo a progettare, a parlare e a dialogare con il luogo, in termini sempre diversi non essendo interessati a definire uno stile predefinito e astrattamente identitario.

 

CZ Lo spazio pubblico, che ha fatto unica la città di Bologna, è da molto tempo non più oggetto d’attenzioni progettuali particolari: è cambiata la città oppure il privato ha avuto il sopravvento sul sociale, spostando l’attenzione su altri territori?
BETA Sicuramente negli scorsi decenni lo spazio pubblico ha perso di interesse. Oggi però vediamo un rinnovato interesse e siamo ottimisti. Come studio abbiamo avuto diverse opportunità di cimentarci in progetti di spazi pubblici, sia in centri storici che in aree periferiche: il progetto per la riqualificazione di piazza XX settembre a Modena, in cui abbiamo potuto sperimentare un progetto dall’alto contenuto sociale finanziato con fondi regionali; il progetto per la riqualificazione di via Gorki a Corticella (Bologna), in cui il finanziamento di una fondazione bancaria privata ci ha permesso di realizzare il progetto, condiviso nella fase realizzativa con gli abitanti del quartiere. Non rimane che augurarsi che sia il pubblico che il privato proseguano a porre attenzione a questi temi progettuali anche nel prossimo futuro.

 

CZ La qualità dell’architettura che si sta facendo a Bologna ritenete si possa paragonare con quella che si fa nel resto d’Italia o esiste una differenza, qualitativa e/o quantitativa e come la motivate?
BETA A parte casi sporadici, la qualità dell’architettura in Italia versa tutta nella medesima condizione. Forse dal punto di vista quantitativo esistono delle differenze fra Bologna ed altre realtà nazionali, ma quello che risulta chiaramente e’ una generalizzata mancanza di una visione globale, di un dialogo fra i progettisti e lo scarso coinvolgimento delle comunità nelle dinamiche di costruzione del processo progettuale.

 

CZ L’architettura contemporanea ha perso molto della tradizionale carica simbolica per puntare molto di più sulla novità e sull’insolito: in cosa recuperate il valore del simbolo nella vostra pratica?
BETA La complessità della società contemporanea ha determinato la sostanziale mancanza di valori simbolici collettivi e condivisi. Ciò ha determinato un “utilizzo” dell’architettura come strumento di marketing spaziale della società del consumo. Diversamente, la cultura del progetto viene intesa da BET come capacita´di superare la presente condizione, generando architetture di relazione (dell’abitare, del lavorare, del tempo libero), disponibili ad ospitare e declinare molteplici valori simbolici provenienti da i soggetti fruitori del progetto: passare da una visione passiva del simbolo architettonico ad una consapevolezza delle possibilità di vita degli spazi.

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© Betarchitetti l Riassetto di Piazza XX settembre, Modena, 2008. Progetto vincitore di concorso.

Daniele De Paz (Bologna 1974) – Giacomo Ricci (Bologna 1973). Laureati in architettura all’Università di Firenze. Tra il 1999 e il 2000 collaborano con lo studio di architettura Guggenheim & Bloch architects and urbanists di Gerusalemme e frequentano l’ultimo anno presso la scuola di architettura e disegno industriale Betzalel Academy of Arts and Design. Daniele De Paz è Dottore di Ricerca in Composizione Architettonica presso il DAPT di Bologna. Nel 2000 si classificano primi al concorso internazionale di idee per la riqualificazione del sottopassaggio di via Rizzoli (Bologna). Nel 2001 sono segnalati tra i venti finalisti per il concorso internazionale di idee “Rabin Square Competition Peace Forum” per piazza Rabin (Tel Aviv, Israele). Nel 2003 sono selezionati per esporre il progetto “No man’s land – a forum for Jerusalem” alla Biennale dei giovani artisti del mediterraneo di Atene. Dal 2004 al 2008 ricoprono come soci dello studio sgLab diversi ruoli legati all’attività di progettazione. Tra i numerosi concorsi si evidenziano: primo premio nel concorso di idee “Piazza XX Settembre” per il riassetto della piazza del centro storico a Modena (2008/2009); coordinamento di sgLab nella partnership con lo studio Ingenhoven Architekten di Düsseldorf per il concorso ad inviti della “Nuova Stazione di Bologna” (2008); coordinamento di sgLab nella consulenza allo studio Marazzi architetti di Parma per il concorso di progettazione del Nuovo campus Betzalel Academy of Arts and Design in Jerusalem, progetto che riceve la menzione d’onore(2007); primo premio al concorso “Bella Fuori”, promosso dalla Fondazione del Monte e Comune di Bologna per la riqualificazione urbana dell’area di via Gorky a Corticella (2007); progetto oggi realizzato.

 


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