Smart City/Citta’ Creativa: Idee in movimento

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Smart City/Città Creativa. La locandina.

“Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili” (Jules Henri Poincarè)

La creatività si fonda sulla profonda conoscenza delle regole e sulla necessità di superarle o ridefinirle continuamente, con competenza e capacità di manipolazione, unendo elementi preesistenti in combinazioni nuove ed utili. La città creativa è di conseguenza un contesto urbano dove i propri abitanti sono messi nelle condizioni di poter esprimere al meglio le loro potenzialità, inserendosi nelle reti relazionali esistenti e sostenuti da una politica lungimirante ed efficace sul piano della competitività e dello sviluppo sostenibile, per difendersi dalle sfide della globalizzazione e delle crisi economiche. Per questo, la smart city si caratterizza per l’attenzione alla coesione sociale, alla diffusione della conoscenza, alla creatività, alla piena mobilità, alla qualità ambientale in generale. E’ un modello di politica urbana che si sta diffondendo in questi ultimi anni e soprattutto nel continente europeo. Questo stimolo alla solidarietà urbana è sia uno dei tanti risvolti della crisi economica che attanaglia l’Europa ma anche il riflesso di una crisi della politica che non è più in grado di vedere la polis e pertanto si affida all’intraprendenza di tutti, rimanendo a guardare cosa succede, senza precise responsabilità, amministrando le decisioni altrui. Come se la crisi non dipendesse da scelte sbagliate, fatte da chi ora vorrebbe solo stare a guardare, affacciato dalle finestre del solito Palazzo e con pochi soldi in tasca.

Si è tenuto nella giornata del 24 luglio 2011, presso la Sala Polivalente della Regione Emilia Romagna, a Bologna, il Seminario Smart City/Città Creativa: quest’iniziativa della Regione apre una nuova stagione di progettazione della riqualificazione urbana, che vedrà i concorsi d’architettura forse protagonisti di molte scelte, a distanza di dieci anni dall’emanazione della L.19 sui Programmi di Riqualificazione Urbana. Con la differenza, non poco sostanziale, che in questa riedizione legislativa ci sono assai meno risorse finanziarie, per cui si dovrà sopperire con la creatività a tale scarsa dotazione (e forse per questo si fa appello alle idee dei progettisti in primis…). Con la convinzione che con pochi soldi, nel bisogno, la creatività dovrebbe essere ben più stimolata (il detto popolare “il bisogno aguzza l’ingegno” ci dovrebbe rassicurare tutti…) hanno esposto le loro riflessioni ed esperienze, rigorosamente in ordine alfabetico, molte persone, dall’attività più diversa ma accomunati tutti dal disponibilità di soli 5 minuti (di creatività) per esporre il loro contributo, così per abituarci tutti al nuovo clima di parsimonia in cui ci siamo infilati. Ne sono emerse tante possibili declinazioni della città creativa, che riportiamo sinteticamente.

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© arcomai l Smart City/Città Creativa. Il dibattito.

Per Andrea Amaducci (attore, pittore, performer di Forlì) ha un valore assoluto il contesto urbano come tessuto di progresso.

Per Filippo Basile (Artkitchen, Associazione Culturale di Milano) alcune esperienze d’arte pubblica, fatta dalla gente di tutte le città investite dalla loro attività, ha fatto riflettere sull’opportunità dell’autoproduzione e sugli inneschi possibili tra arte e creatività applicata al sociale.

Per Francesco Bombardi (architetto di BB Studio di Reggio Emilia) è da rivalutare l’imprevedibilità dello spazio pubblico urbano, dove le impronte dei cittadini non corrispondono quasi mai con il disegno voluto ed imposto dello spazio pubblico, ma ne tracciano altri; occorre pertanto spostare l’attenzione dallo spazio alle persone, che lo abitano, per esempio utilizzando il gioco come strumento disinibante per superare le mappe tradizionali, per stimolare la curiosità com’elemento detonante e contaminante.

Per Emanuele Borasio (tecnico della GMAPS di Ferrara) è interessante la proposta dell’impiego innovativo tecnologico della “realtà aumentata” (di derivazione aeronautica) basata sull’impiego del “mobile” telefonico di cui oramai siamo tutti dotati come neo protesi personali: tramite la geolocalizzazione urbana, l’impiego di softwares appositi e collegamenti internet in tempo reale, la rete ci fornisce tutta una serie d’informazioni su dove siamo, cosa stiamo vedendo e ci suggerisce cosa trovare; in sostanza, questi ausili aumentano a dismisura la percezione in sito con informazioni aggiuntive, organizzate e/o organizzabili per livelli d’interesse (cui forse potrebbe corrispondere una corrispettiva immaginazione diminuita?).

Per Paolo Boscolo (responsabile tecnologie del Comune di Prato) è una possibile risorsa il semplice funzionamento attivato nella capoluogo toscano del circuito “sportelli-reti amiche”, dove una serie di esercizi commerciali, tabaccai, negozi, banche, edicole…erogano funzioni altrimenti vincolate a normali uffici comunali: il Comune risparmia chiudendo degli sportelli molto onerosi, i proponenti ci guadagnano pure loro incrementando il loro giro d’affari (in crisi economica cronica) ed i cittadini pagano lo stesso di prima, con molte più possibilità di reperire punti ed orari in cui svolgere le loro mansioni di cittadini; in questa forma di amministrazione urbana diffusa, c’è da chiedersi dove finisce il rapporto umano tra amministratori e cittadini, le forme assistenziali più personali, equiparando il pagamento di una tassa, il rilascio di un certificato, all’acquisto di un etto di salame…in questa sorta di dissoluzione della città.

Per Maria Livia Brunelli (gallerista di Ferrara) ha promosso la sua attività di “casa-galleria”, dove artisti espongono le loro opere nella sua abitazione personale, in centro città, per cui chiunque può visitare le mostre accedendo a tutte le stanze della casa, camera da letto comprese; è questa una forma interessante di arte che invade letteralmente le città che può essere ben associata ad una performance artistica in cui tantissimi animali invia d’estinzione sono stati fedelmente riprodotti e disseminati in molti luoghi urbani, con un display luminoso che indica quante di quelle specie sono ancora vive sul pianeta; interessante l’associazione, non casuale, tra estinzione animale e luoghi urbani scomparsi, riletti con gli occhi dell’artista.

Per alcuni componenti di Basso Profilo (associazione culturale ferrarese) fa riflettere il concetto di “disturbo creativo”, esprimibile con il concetto “…la tua creatività minaccia la mia!”, per cui il nome del gruppo diventa l’emblema e chiave di lettura di tanti fenomeni urbani: ad iniziare dalle visioni collettive di luoghi urbani marginali; l’espressione di una città “sintetica attraverso Twiter; l’uso di piattaforme informatiche per geotag; il ricorso a “ricette urbane”, in cui una cena di quartiere, fatta in strada e da tutti, diventa l’occasione per una discussione aperta ed allargata; i fili tesi dalle finestre di una casa all’altra di una piazza dimenticata o mancata, con la scusa di una performance artistica, motiva una “citofonata”….

Per Diego Farina (responsabile di UfficioXArchitettura di Copparo) bisogna tenere ben presente la magrezza dei porcellini di oggi (metafora della crisi finanziaria) ed ha dimostrato come attraverso l’autogestione di spazi pubblici, altrimenti assai onerosi per le amministrazioni locali, si possa passare dalla pesantezza della gestione alla produzione di pensieri pesanti, per attivare progetti in grado di “marcare” il territorio di appartenenza.

Per Eris Gianella (Cooperativa Sociale Camelot di Ferrara) il rumore in genere crea paura e pertanto il rumore di fondo che genera le città allontana in definitiva le persone che le abitano, per cui bisogna riabituare i cittadini a condividere lo spazio urbano, tutta la città: in questo, l’importanza del processo è spesso meglio rispetto agli esiti che si possono ottenere (vedi la “partecipazione”).

Per Giovanni Ginocchini (architetto facilitatore del Comune di Bologna) ci sono tanti motivi per attuare una partecipazione, per ri-immaginare e città e paesaggio contemporanei, passando attraverso apporti culturali diversificati, necessariamente allargati (per età, etnia, cultura…).

Rhodri Jones (fotografo di Bologna), nel mostrare una sua estesa lettura per immagini della città, ha ricordato a tutti una data: il 27-05-2007 gli abitanti delle città hanno superato quelli della campagna per la prima volta della nostra esistenza e nel 2050 circa ¾ dell’umanità vivrà in sistemi urbani, secondo stime ONU.

Per Giulia Landriscina (ICIE, Istituto Cooperativo per l’Innovazione, di Bologna) esiste una città “tangibile” fatta del costruito che ha portato molti ad immaginare le città nel 2030, in seguito dell’invecchiamento della popolazione, della progressiva multietnicità, del bisogno crescente di mobilità…per cui abbisogneranno di maggiore flessibilità, di produzione energetica, di minore manutenzione, di pratica di una totale autosufficienza; ma ha parlato anche di una città “intangibile”, di tutti, delle idee, delle emozioni…

Per Daniela Luise (funzionario del Comune di Padova) si devono trovare modalità altre di vedere le città ed i cittadini, dove questi ultimi sono i veri protagonisti del cambiamento, che dovrà essere solo amministrato dalle autorità preposte.

Per Cesare Malgù (fisico dell’Università di Ferrara) si deve riflettere sul fatto che il fabbisogno energetico annuale italiano è di 330 miliardi di Kwh, ampiamente insostenibile con l’impiego del fotovoltaico, per cui ha esortato tutti ad individuare metodi per sfruttare meglio il sole, al di la delle illusioni ambientaliste (e con buona pace della politica energetica di sostentamento dell’impiantistica rinnovabile, che ha fatto esplodere la green economy nostrana).

Per Fabio Mangolini (attore e presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara) è evidente come la cultura non sia niente affatto il nostro petrolio, non va semplicemente estratta bensì prodotta e per fortuna non è esauribile; la città allora può essere vista come un teatro, dove gli astanti non sono il pubblico ma i cittadini, per cui dovrebbe bastare per questi aprire le finestre di casa sua per sentirsi in teatro: necessita quindi una “maschera poetica” per lo spazio urbano.

Per Fabio Mangolini e Francesco Marinelli (architetti dello studio –Scape di Roma) è opportuno riflettere sul fatto che guardare diversamente i luoghi è già una atto di cambiamento: volgere lo sguardo è però sia un atto di progresso che di immobilismo, per cui i cambiamenti possono andare in direzioni opposte; lo spazio diviene pertanto incubatore di creatività, dove il significato del vuoto diventa il vero spazio urbano, anche se questo vuoto è stato spesso di recente “incubato” nei centri commerciali.

Per Lorenzo Mazzoni (scrittore e viaggiatore di Ferrara) la creatività urbana esiste in tutte le città, è riuscito a ritrovarla dovunque è stato: è la narrativa di se stessi.

Per Elisa Mucchi (danzatrice di Urbanica, Ferrara) non è casuale che la danza urbana frequenta ed abita principalmente i non luoghi, che sono così riscoperti, abbattendo le barriere e creando uno spazio fluido, come la danza itinerante (in fondo è come sgommare in città…).

Per Francesco Musco (urbanista dello IUAV di Venezia) la rigenerazione urbana è qualcosa di più del rinnovamento urbano, per cui c’è bisogno di politiche di densificazione e non di dispersione urbana, perché consumiamo troppo e di tutto (energia, terreno…); bisogna comunque preparare le città ai cambiamenti che si sono già innescati e sono irreversibili, ad iniziare da quelli climatici, , abituarsi ad adattarsi, ad essere più efficienti…favorire il network urbano.

Per Andrea Pagani (Giardiniere ed imprenditore di Flora 2000 di Budrio) è impellente la necessità di creare non più grandi parchi urbani bensì piccoli giardini diffusi, più a misura d’uomo, creando luoghi che diventano unici e formano una rete, raccontano storie; in pratica, promuove un risveglio urbano, una primavera, come dopo un inverno o dopo un incendio, perché le crisi sono cicliche e debbono comunque passare.

Per Michele Pinelli (ingegnere dell’Università di Ferrara) bisogna esortare tutti ad un consumo di energia consapevole, che non può passare attraverso l’impiego diffuso e massivo di pannelli fotovoltaici, comunque insufficienti ai fabbisogni, facendo meglio ricorso alla microcogenerazione, distribuita in rete; in pratica, è assurdo asciugare i panni con asciugatrici elettrodomestiche alimentate con il fotovoltaico: è assai più intelligente asciugare direttamente i panni al sole!

Per Simona Pinelli (comunicatrice di Comunicamente srl di Bologna) si deve credere fermamente che bisogna imparare dai bambini, tendendo ad una maggiore inclusione sociale, cogliere il senso profondo delle cose.

Per Lucio Poma (economista dell’Università di Ferrara) l’innovazione economica.produttiva-tecnologica deve diventare trasversale e non più monosettoriale, se si vuole fare sopravivere il sistema economico italiano, bisogna imparare a coprogettare nuovi prodotti con ibridazioni di ogni sorta; quindi, anche la fabbrica deve diventare creativa, è questa la nostra vera new economy.

Per Giovanna Rivetti (imprenditrice di Mare Lift di Fano) è venuto il momento di credere nell’opportunità che le imprese debbano marchiare il territorio per rilanciarlo, farsi quindi anche direttamente carico dei valori ambientali ed urbani in cui si è inseriti ed operare strategie di marketing territoriale, come modalità di autodifesa.

Per Giulia Santi (animatrice di Mantova Creativa) si deve valorizzare l’esperienza dell’evento di Mantova Creativa 2011, in cui si è avuto un coinvolgimento totale della città e delle arti, dimostrando come la città possa diventare un palinsesto di avvenimenti e di scambi proficui: si può anche così creare un clima propedeutico per la rigenerazione urbana, stimolare ed educare per poi riqualificare fisicamente.

Per Giulio Costa (regista teatrale di Modena) si sente il bisogno di ritornare all’artigianalità, all’unicità delle cose, vedendo in questa operosità la metafora dell’esistenza delle persone, della vita della città.

Infine, per Marco Boschini (coordinatore nazionale dell’Associazione dei Comuni Virtuosi) oramai bisogna che non siano le imprese economiche a dettare le regole della città ma le città a regolare la vita delle imprese, senza più soggezioni di sorta, ad iniziare da quelle economico-finanziarie; è anche questa una delle tante forme di riapropriazione della creatività urbana.

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© arcomai l Complesso residenziale la “Balena” (Sporemburg Eiland, Amsterdam) dello studio de Architekten Cie.


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