Una T-shirt per vestire 50 anni di design

Stamane non ho fatto colazione a casa. In studio lo sapevano. Li avevo informati per tempo che sarei arrivato con un paio d’ore di ritardo, perché intenzionato ad assistere alla presentazione del programma artistico 2011-2012 del Design Museum. L’evento, presenziato da Deyan Sudijc, Direttore del museo, si e’ svolto al The Hospital Club, circolo esclusivo, a pochi passi da Covent Graden, noto per essere punto di incontro per i “creativi” della città.

Sudijc, dopo aver elencato ai giornalisti il calendario delle mostre, che da marzo 2011 si susseguiranno fino alla primavera del 2012, ha confermato che ne verrà dedicata una a Kazuyo Sejima (Pritzker Architecture Prize 2010), anche se pero’ non e’ ancora stata fissata una data. Data certa (20 Luglio- 30 Ottobre 2011), invece, per quella che racconterà i 50 anni d’attività di Kanneth Grance, invitato per l’occasione a dare un’anticipazione di ciò che verrà esposto.

Il noto designer inglese (1929) – co-fondatore del gruppo Pentagon, istituto nel 1972 insieme a Alan Fletcher, Theo Crosby, Colin Forbes e Mervyn Kurlansky – ha iniziato il suo breve intervento affermando: “Il nostro lavoro può essere rischioso. Due settimane prima delle mie nozze, mi trovavo in Italia e mi fu commissionato da una ditta di disegnare un oggetto. Furono giorni convulsi, come voi potete immaginare. Non avevo molto tempo, c’erano altre cose da fare, ma il lavoro doveva essere fatto a tutti i costi.”

E poi, con la calma e capacita’ di sintesi che solo quelli della sua generazione sanno mostrare, Grance ha introdotto velocemente 5 – solo 5 tra l’altro non tra i più noti – dei suoi progetti per riassumere in poche battute il suo mezzo secolo di vita professionale. La prima diapositiva si ferma per alcuni istanti su un parchimetro, mentre quella successiva resta un po’ più a lungo. “Quando – dice il nostro – mi fu chiesto di ideare un nuovo ferro da stiro, non fu facile. per me. Per almeno 30 anni nessuno ne aveva disegnato uno, e questo semplicemente perché sino ad allora il mercato non ne era interessato”. Il terzo oggetto, non e’ un elettrodomestico ma un treno, lo Inter-City 125 (1976-1982) del quale, con orgoglio, afferma: “La gente lavora nelle ferrovie. Milioni di persone si muovono con i treni. Quando il treno (Inter-City) e’ arrivato, voleva dire che la modernità era entrata nella vita di tutti”. Gli anni ’90 sono invece rappresentati dalla sua lamette da barba, prodotto “che a quei tempi era sotto la giurisdizione del mercato americano”. Il prodotto, che testimonia la quinta decade del suo lungo percorso, e’ semplicemente una camicia grigia senza collo e con il taschino, cucito sul petto, per portare penne e matite.

Con questa ultima immagine il desiger chiude il suo intervento affermando: “Nel fare un prodotto c’e’ bisogno di un matrimonio tra tre figure: il maker, gli users e il designer. In questo ménage à trois, il maker e’ la figura chiave, senza di lui grossi trade marks non esisterebbero. Chissà se il mercato – da lui menzionato più volte alla conferenza stampa – sia la condizione “extra-coniugale” essenziale per rendere un matrimonio felice e duraturo? Non c’è stato tempo per chiederlo; no problem, lo faremo all’inaugurazione della retrospettiva dedicata a lui.


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