Oltre le frivolezze dell’architettura

La crisi economica, oltre a ferire tutti i settori della produzione, sta alterando il mercato del lavoro e, quindi, anche la geografia della città. Camminando per Clerkenwell, il quartiere con la maggior concentrazione di studi di architettura, si avverte giorno dopo giorno che qualcosa di serio sta accadendo. A Londra ogni ufficio di progettazione che si rispetti ha un luogo «istituzionale» in cui i suoi dipendenti si trovano per chiudere la settimana lavorativa, celebrare l’acquisizione di un incarico importante o salutare il collega che lascia il gruppo. Per lo staff di Richard Rogers, ad esempio, è il Riverside Café, per quello di Foster & Partners è il Westbridge Pub, mentre i ragazzi della Hadid si ritrovano solitamente al Madcalf.

Il popolo di Ove Arup & Partners, invece, consuma solitamente il rito al Potion Bar, a un centinaio di metri dal numero 13 di Fitzroy Street dove ha sede la nota compagnia internazionale d’ingegneria. Lì sono andato lo scorso venerdì per salutare gli amici e colleghi Singa e Julie-Ann, vittime innocenti della crisi finanziaria globale. Con loro ho lavorato fino all’inizio dello scorso anno, epoca in cui le agenzie di collocamento ancora ti tempestavano di telefonate per convincerti a lavorare per questo o quell’ufficio.

Philip Dilley, il nuovo presidente insediatosi il 1° aprile, ha annunciato che Arup conta di tagliare nei prossimi mesi almeno 400 esuberi nel solo Regno Unito, quando soltanto a novembre, con una crescita di fatturato del 69% e una liquidità superiore ai 100 milioni di sterline, la società sembrava al sicuro da qualsiasi sconvolgimento. Dilley ha però anche ribadito che l’attuale momento di crisi può essere attraversato ricorrendo all’innovazione e al design sostenibile: la società ha a questo proposito appena lanciato una guida contenente le linee fondamentali per l’applicazione di criteri ecosostenibili a progetti già esistenti per migliorarne l’efficienza energetica.

Per quanto riguarda la felice collaborazione con gli architetti in questi ultimi trent’anni, ha invece fatto capire che non ci sarà più spazio per certe «frivolezze », facendo presagire nuovi approcci al progetto. Sembra che Dilley faccia sul serio, e forse non è un caso che il busto in bronzo del fondatore della multinazionale, da tanti anni all’ingresso della sua storica sede, sia stato sostituito dal plastico del Terminal 3 dell’aeroporto di Pechino, progetto monumentale ma sobrio, elaborato insieme a NACO e Foster & Partners nel 2003.

Ho risentito oggi Singa, che mi è sembrato rassegnato, mentre Julie- Ann, preoccupata per il mutuo, mi ha invece spedito un curriculum aggiornato chiedendomi di girarlo di persona al nostro responsabile risorse umane. Questo pomeriggio il direttore del mio ufficio, Aedas (uno dei pochi a Londra che sembrava resistere agli eventi) ha riunito tutto lo staff annunciando, imbarazzato, il licenziamento di 14 colleghi.

Oggi è venerdì, dopo il lavoro ci vediamo tutti all’Easton Pub, anche se c’è qualcuno che ha deciso di andare al Cafe Kick.

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Il Cafe Kick e il Medkalf a Clerkenwell.


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