Architetture ricordo

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© oscar ferrari-arcomai | La Maternità (ex convento di S.Procolo, Bologna): interni.

Premessa La trasformazione, il mutamento sono condizioni fondamentali che riguardano ogni aspetto dell’esistenza. Nemmeno l’architettura si sottrae a questo fenomeno. Nel tempo alcuni edifici smettono il loro quotidiano “funzionamento” per ospitare altre attività ed altre persone al loro interno. La trasformazione dell’architettura è andata di pari passo coi mutamenti della società, e così all’interno di molti edifici hanno preso posto diverse funzioni nel corso del tempo: dai conventi trasformati in caserma od ospedale del passato, alle fabbriche destinate a centri commerciali o spazi espositivi, alle colonie del mare riadattate a residence e a tutte quelle  trasformazioni  dell’architettura che oggi siamo abituati vivere a volte senza nemmeno accorgerci. Trasformazioni che spesso rivelano speculazioni immobiliari mascherate, ma nemmeno troppo, dietro il pretesto del recupero della memoria storica nella “città del futuro”. Ma succede anche che il filo più sottile della memoria storica si rompa sotto le spinte del mercato immobiliare e quindi alla trasformazione si preferisce una più radicale demolizione totale: così le fabbriche, i cinema o i mercati storici vengono demoliti per liberare le aree urbane su cui ricostruire residenza, servizi e altre funzioni per la città. In questo processo di sostituzione la nostra memoria rimuove presto ogni ricordo, il nuovo entra immediatamente nel flusso della vita presente e la presenza del passato viene presto dimenticata.

Memorie Vs Nostalgie La memoria non è necessariamente nostalgia per un passato che di fatto non conosciamo direttamente. Troppo spesso e per chissà quale malinconica immaginazione, pensiamo che un tempo fosse tutto più bello senza avere mai vissuto “i bei tempi andati”, certamente più suggestionati dalle bucoliche visioni stile “mulino bianco” che da una reale consapevolezza di come fosse la città anche solo cento anni fa. La vita di una fabbrica era sicuramente peggiore di quella all’interno di un odierno centro commerciale, una residenza ed una strada sono certamente più confortevoli e agevoli oggi che un tempo neanche troppo lontano. La conoscenza del passato ci è data dalle immagini che ci informano come erano fatte le città, come erano le persone dentro i mercati le fabbriche e le strade. Ma sono immagini del passato appunto ed il bianconero-malinconico che ci restituisce queste memorie ci dà l’impressione che esse provengano, oltre che da un passato remoto, anche da uno spazio remoto e il confronto col presente è difficile perché si riconoscono a fatica i luoghi che il tempo ha colorato e modificato sostanzialmente.

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© oscar ferrari-arcomai | La Maternità (ex convento di S.Procolo, Bologna): interni.

Attese Ma in questo flusso di trasformazione si situano precisi momenti di “vita” degli edifici: i momenti di attesa. Tutti gli edifici, che vengano demoliti o trasformati in una qualunque delle nuove attività previste, attraversano un periodo più o meno lungo di attesa. Attese dovute alla definizione dei nuovi progetti, alle esigenze del mercato, alle politiche urbanistiche…  Non più adibiti alla funzione originaria ed in attesa di quella futura o della demolizione, queste architetture  rimangono all’interno dello spazio urbano come specie di isole della memoria, spazi in attesa, congelati e sospesi dal contesto, sottratti al flusso del tempo e della vita della città.

La fotografia La fotografia ha nel suo statuto ontologico la registrazione dell’istante sottraendolo allo scorrere del tempo. Nella vita quotidiana usiamo la “fotoricordo” per recuperare alla memoria gli istanti “decisivi” della nostra esistenza. Istanti che di “decisivo” hanno solo il nostro preciso stato d’animo in un particolare momento: il compleanno, la vacanza o il matrimonio e nulla a che vedere con la poesia del “momento decisivo” teorizzato da Bresson e da tutto il fotoreportage che a lui è fatto risalire. La fotoricordo è registrazione di un atto privato, godibile nel privato a distanza di tempo, per rivedere con nitidezza ciò che la memoria tende ad offuscare.

Il progetto: architetture ricordo Il progetto fotografico è una fotoricordo di architettura, cioè la registrazione di un particolare momento nella vita di un edificio. Come le fotoricordo registrano un momento speciale della vita di ognuno, queste immagini di architettura registrano il momento di attesa che certi edifici vivono prima della loro trasformazione. Immagini attuali e a colore in cui coesistono presenza del passato e l’imminenza del futuro. Entrare negli spazi che fino a poco tempo fa ospitavano un ospedale, una fabbrica o un cinema, rilevarne fotograficamente gli arredi le luci e i silenzi e tutto quello che un tempo era funzionale alla vita degli stessi.

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© oscar ferrari-arcomai | La Maternità (ex convento di S.Procolo, Bologna): interni.


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