Tra Cocktail Martini&Manhattan gli architetti&urbanisti si sono persi in un bicchier d’acqua

Illustri Architetti ed Urbanisti dicono di aver tentato di tutto per la città, eppure le città continuano ad esplodere, e lo sfondo architettonico della scena urbana è grigio, o al massimo plastico. Gli architetti messi in difficoltà dai tempi spesso scelgono la strada plastica dell’arte, e trasformano l’architettura in un Cocktail Martini, e gli urbanisti trasformano la città in un Cocktail Manhattan o si trasformano in prolissi ed ermetici narratori della città. Oggi le discipline che hanno a che fare con i destini delle città, Architettura ed Urbanistica/Pianificazione, hanno smarrito il senso del loro agire, così come molti di noi hanno smarrito il senso delle proprie esistenze. Dov’è per tutti la speranza progettuale di emancipazione e cambiamento? Se il mondo degli specialisti che si occupa delle città, architetti, urbanisti, pianificatori, si è perso nella propria arida autoreferenzialità, e se le nostre esistenze si perdono nelle singole miserie individuali, quale cambiamento/emancipazione, quale cultura potranno produrre i nostri tempi?

Per dare senso all’Architettura della scena urbana possiamo ancora riconoscerci nelle parole di Ludwig Mies van der Rohe: “l’architettura è strettamente correlata alle forze che trainano e sostengono un’epoca e che non può essere altro che un’espressione di queste forze. Non è una moda, ma neppure qualcosa di eterno; è parte di un’epoca. Capire un’epoca significa comprenderne l’essenza e non soltanto ciò che appare. Ma è molto difficile comprendere ciò che è importante in un’epoca, perché la grande forma si manifesta molto lentamente. La grande forma non può essere inventata da lei o da me, ma entrambi ci stiamo lavorando senza saperlo.” (Ludwig Mies van der Rohe, in un’intervista del 1964, ricordata in Casabella n° 741 2006, ci ricordava che «L’architettura non è un cocktail Martini»).

L’Urbanistica per riuscire a trovare senso dovrebbe porsi almeno una domanda: “Perché si pianifica?”. Adriano Olivetti si poneva questa domanda e dava anche una risposta: “L’urbanista non dovrà proporre mete prefissate, perché il suo compito consiste nel scoprirle e soprattutto nell’aiutare la Comunità a darsi uno scopo, onde ne sarà, piuttosto che un dittatore, l’interprete ordinatore. La città nuova sarebbe dunque vivificata ed esaltata dallo scoprirsi delle vocazioni, promuoverle e dar loro il mezzo di esprimersi ……..il nostro urbanista sa che i nuovi Quartieri non vivranno se in essi non sarà disegnato un cuore”. (Adriano Olivetti, “Città dell’Uomo”, Edizioni Comunità Milano 1960). Adriano Olivetti parlava chiaro, e Ludovico Quaroni per essere ancora più chiaro precisava che c’è “Insufficiente chiarezza delle Idee sulla città. Dobbiamo dire che, oggi, non appaiono chiare, a noi tecnici, le idee sulla città sociale, probabilmente perché non sono chiare nemmeno ai politici.” (Ludovico Quaroni, “Il Progetto per la Città – dieci lezioni Edizioni Kappa1996).

Carmela Riccardi. Nata in Italia nel 1961, si è laureata presso la l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1987. Diventa titolare a Bari nel 1991 di una borsa di studio biennale del C.N.R da titolo: “Analisi degli scenari e sistemi di supporto alla decisione per una valutazione qualitativa degli strumenti di Pianificazione”. E’ cultore della materia presso la cattedra di Teoria della Urbanistica nell’Anno Accademico 1992/1994 presso Istituto Universitario di Architettura di Bari. Si trasferisce a Bologna nel 1995 e negli anni 1996 /1998 collabora con l’Amministrazione Provinciale di Bologna per la redazione del secondo rapporto dello Schema Direttore Territoriale Metropolitano e delle linee preliminari alla elaborazione del Piano Territoriale di Coordinamento. Il recente Progetto “Un Quartiere per amico” presso il Comune di Pianoro (BO) propone un modo nuovo di costruire dal “basso” progetti significativi per i territori e le popolazioni urbane, coinvolgendo gli attori della scena urbana a partire dalle prime fasi di costruzione degli stessi progetti.


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