Grenzüberschreitung [Sconfinamento]

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Si è conclusa ieri sera la nona edizione di Sichten, la mostra itinerante che la Facoltà di Architettura della Università Tecnica di Darmstadt (TUD) – uno degli Istituti più rinomati e prestigiosi della Germania (www.architektur.tu-darmstadt.de) – organizza per esporre al pubblico il lavoro prodotto dalle attività didattiche durante gli ultimi due semestri dell’anno. ARCOMAI – presente all’inaugurazione – aveva già documentato la passata edizione – promettendosi di organizzare in Italia una tappa della mostra successiva – con l’articolo dal titolo “Sichten. The university comes out of school to meet the people”. L’Impegno di portare l’edizione 2005 nel nostro paese è stato mantenuto come testimonia la nostra presenza sia fisica in occasione dell’inaugurazione qui a Darmstadt che digitale all’interno del sito www.sichten-online.de. Ora ci accingiamo a realizzare, all’interno delle strutture universitarie di Firenze, la prima storica trasferta di Sichten al di fuori dei confini nazionali. Fiduciosi che tale esperienza possa innescare dibattiti/confronti inediti sul tema della formazione e dell’architettura contemporanea, nonché consolidare la partnership già esistente tra l’università toscana e quella dell’Assia (Hessen), ringraziamo sin da ora l’arch. Nikola Jarosch (Dipl. Ing.) di Darmstadt e l’arch. Claudio Zanirato (ricercatore e responsabile delle attività culturali del Corso Triennale della Facoltà di Architettura di Firenze) per la collaborazione.

Anche quest’anno l’evento è stato allestito alla Central Station, un ex-deposito dei tram (oggi spazio multifunzionale) sito nel cuore della città, e quindi al di fuori della struttura universitaria, per permette ad un ampio pubblico (anche non specializzato) di avvicinarsi all’architettura in modo accessibile ed intelligente. La mostra prima di venire in Italia sarà ad Amburgo, già ospite qui a Darmstadt all’interno del club “das Stella” con una contemporanea in cui sono presentati alcuni significativi progetti della Hafen City University, Istituto che sta vivendo un periodo particolarmente delicato di ri.-strutturazione. Nell’ambito di questa nona edizioni sono stati organizzati due incontri pubblici: il primo con il Dr. Harald Kissel dell’Ufficio di Urbanistica di Darmstadt e il secondo con lo studio 3Deluxe di Wiesbaden, noto per aver realizzato a Francoforte la discoteca Cocoon, per l’occasione rappresentato dai colleghi Mareike Reusch e Markus Pretnar. A conclusione della mostra (come negli anni precedenti) l’Associazione Wilhelm Mengler Award ha premiato alcuni lavori esposti in mostra. Anche questo evento è stato particolarmente sentito dagli studenti che numerosi si sono presentati all’appuntamento.

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© arcomai l L’allestimento.

La parola SICHTEN ha nel vocabolario tedesco due definizioni: “percepire qualcosa a distanza” oppure “esaminare, filtrare”. È con questo spirito che il gruppo di studenti incaricato a realizzare quest’ultima iniziativa si muove; basti leggere il Prolog al catalogo per averne conferma: “Architects are not building houses, they create worlds. How good are we in doing so at the Technical University of Darmstadt? Get a picture of it. Architecture lives in pictures, not in words. Pictures are two-dimensional, therefor architecture lives in the third dimension. So do our pictures. So does our exhibition. Several levels. Different point of views. Various perceptions. Since each person has his own perception. A wonder, that we can communicate with each other!? Architectur gets alive by the dialogue. No longer just in our own home. Now even with others. Students, universities, countries. We have invited. We are going to visit. We will present. What? Look by yourself…”. La conclusione di questo pensiero lo troviamo alla fine del catalogo alla pagina Epilog.

Sichten – nato originariamente all’interno della rivista VERSUS interna alla Facoltà di Architettura – si forma ogni anno a conclusione della edizione ultima della mostra. Sono i membri del gruppo uscente che presentano/propongono i nomi degli studenti che formeranno il nuovo team. Il gruppo ha una gestazione di almeno sei mesi entro i quali si deve selezionare tutto il materiale prodotto dai dipartimenti, la progettazione e allestimento della mostra, l’organizzazione di eventi correlati, il reperimento di fondi provenienti da sponsors e istituzioni – necessari a coprire i costi dell’evento nel suo complesso – e quindi editare/pubblicare il catalogo che servirà da supporto alla mostra. Come dice il Prof. Julian Wekel (Preside della Facoltà) nella sua introduzione al volume: “Sichten is not to be taken for granted. Every single year, a group of students has to be willing to extensively organise themselves, to examine, parallel to their own studies, the mass of student work of the various departments and then choose what in their opinion should be presented. This also involves the challenge to find, in view of the successful exhibitions of the past years, a new, if possible even more interesting concept. Finally, this concept has to be realised under considerable time pressure and the necessity to almost exclusively raise the needed funds alone”.

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© arcomai l I visitatori guardano con attenzione il materiale esposto.

Sul piano organizzativo si tratta di un lavoro piuttosto duro e complesso. L’università mette a disposizione una cifra irrisoria/simbolica (200 euro), il resto deve essere reperito dai ragazzi. Alla fine del loro lavoro avranno realizzato un evento completo e acquisito crediti che – loro precisano  con orgoglio – sono irrisori se pesati con l’impegno da loro apportato, a dimostrazione che il loro lavoro è stato svolto più per volontà che per scrupolo; e noi ci crediamo. Quest’anno il gruppo è costituito da Patrick Mertens, Geraldine Notthoff, Arion Valiano, Tim Kilian, Saskia Laufer, Luciana Brum de Freitas, Stephan Drews, Anja Fährer, Peter Becker, Eike Kirchner, Dieter Blome, Florian Ennemann ed Eduardo Brum de Freitas, la mascotte di soli 7 anni che con molta professionalità e simpatia ha contribuito, nei momenti più difficili, a tenere vivo il morale e rafforzare il gruppo. Facendo tesoro dell’esperienze dei colleghi che li hanno preceduti, la squadra propone in quest’ultimo allestimento una sequenza di lavori divisa in 6 settori (Fondamenti di Storia, Progettazione e Illustrazione, Costruzione, Tecnica, Progettazione, Urbanistica) all’interno di un percorso comune articolato su due paini, come 6 sono i dipartimenti in cui è organizzata la macchina didattica della facoltà. Il bel catalogo – che fa da guida alla mostra – segue lo stesso schema.

Darmstadt, cittadina di 120.000 abitanti a pochi chilometri da Francoforte, è citata in tutti i libri di storia dell’architettura per quella invidiabile Kunsterkolonie (Colonia degli artisti, 1901), nota col nome di Mathildenhöhe, in cui ancora oggi si possono ammirare opere di grandi “maestri” come Behrens, Olbrich e Huber. La città è conosciuta anche per essere sede di una facoltà che ha forgiato tra i più noti architetti tedeschi di tutte le generazioni. Questo prestigioso passato, insieme ad un “pensare progetto” che ha ereditato “conoscenza” dalle esperienze maturate prima e dopo l’ultima guerra, fanno di questa scuola un istruttivo esempio di come si insegni architettura contemporanea in Europa. Aperto 24 ore su 24 (anche la domenica) nelle sue parti collettive (laboratori, sale/stanze di lavoro e bar), l’Istituto è solito dedicare settimanalmente un giorno di incontri a cui sono inviati a parlare/discutere ospiti provenienti anche dall’estero.

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© arcomai l Eduardo dirige i lavori di smontaggio dell’allestimento (sabato ore 0:35).

Sichten è una “operazione” particolarmente interessante per la nostra realtà perché fa conoscere una “politica didattica” che porta sia i ragazzi che i professori ad essere costantemente motivati e ad applicarsi/fare sempre meglio. Tale approccio è facilmente riconoscibile percorrendo la mostra in cui, oltre al grande impegno e la professionalità degli studenti che dimostrano di avere una grande capacità/sicurezza sia nelle diverse discipline progettuali che nelle modalità di rappresentazione, si riconosce anche un attento e serio spirito di “sperimentalità” che trova le sue espressioni più interessanti proprio nei riguardi di temi attuali e comuni ad altri “ambiti” europei come l’abitare collettivo, la compatibilità ambientale, la tecnologia… Noi ci fermiamo qui, augurandoci di poterci incontrare all’inaugurazione di Sichten 9 a Firenze attorno al mese di aprile.

Prima però vi invitiamo a leggere l’epilogo del testo (sopra riportato) che apre il catalogo e che così lo conclude: “…take a look? We didn’t create a world, we inheritated one. There, not only the efforts of individual students, but the whole “Darmstädter Modell” with its sections had been surveyed. We have tied up to this view. We have refined it. And with it the act of sighting. Through the students work the departments methods of working became visible. “Sichten” has always been a motivation for the students Perhaps soon also for the departments? We have invited. Hamburg was present. We have seen. We are going to visit…and we will invite again, visit again, show again.., again.. .again… again. With the contact to other universities, the interaction and the dialog shall be supported. In the long term, “Sichten” could become a national or perhaps even international network. The foundation stone has been put…” (firmato) SICHTEN NEUN – big cinema…

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Da sinistra: Geraldine Notthoff, Eike Kirchner, Florian Ennemann, Saskia Laufer, Stephan Drews,  Patrick Mertens, Peter Becker, Tim Kilian, Dieter Blome, Anja Fährer, Arion Valiano. (www.sichten-online.de).

 


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