Dal restauro alla conservazione della memoria. Quale tutela proattiva per il patrimonio costruito europeo?

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Muovendo dal rapporto tra conservazione e restauro che ha segnato il dibattito e la pratica operativa in architettura – almeno nel nostro Paese – durante gli ultimi decenni del Novecento da poco conclusosi, si vuole stimolare una riflessione sui rapporti tra conoscenza storica ed attività di conservazione per rinnovare le ragioni di una reciproca giustificazione ed efficacia, pur nella distinzione di finalità, e porre nuovi interrogativi di carattere socio-antropologico alla luce dei futuri scenari politico-sociali che l’Europa allargata a 25 sembra prospettare dal primo maggio 2004.

La commistione di popoli, di beni, di messaggi cambia repentinamente le dinamiche culturali delle società, muta la geografia delle identità e delle appartenenze tanto da innescare meccanismi mediante i quali si mescolano linguaggi, conoscenze, codici che, a loro volta, ne creano di nuovi. E’ un’epoca, la nostra, che per essere compresa esige l’incontro tra le diverse discipline che hanno per campo di studio la città intesa come sistema sociale e perciò come realtà poliedrica e ricca di sfaccettature da analizzare nella sua dimensione spazio-temporale e, in senso più ampio, ambientale.

In questo nuovo quadro di riferimento, il progetto di tutela del patrimonio costruito assume un’importanza strategica in quanto, fondando la sua pratica proprio sull’equilibrio fra fruizione e protezione, fra sviluppo e conservazione, fra economia e controllo, si pone come “strumento di conoscenza” e potenziale “pensiero matrice” di nuove strategie di intervento capaci di garantire flessibilità di scopi e rispondere al bisogno di un approccio multidisciplinare verso la tutela dell’identità (in particolare quella collettiva), costituita da tutti quei valori, riferimenti, memorie in cui si identifica una società, che altro non è che l’espressione di complessi e dinamici sistemi culturali da proteggere in quanto risorse insostituibili di ricchezza per tutta l’umanità.

Quando però una società non è più in grado di produrre nuovi simboli, o segni del suo tempo, accade che si rivolga all’angosciante identificazione di quelli pre-confezionati del passato, annullandone, mortificandone o fraintendendone l’autenticità dei valori civili da loro espressi in origine. È questa, oggi, la grande sfida del progetto: contrastare il “memoricidio” creato dall’attuale aridità culturale che sta portando alla “mercificazione” della tradizione – termine quest’ultimo da intendersi in senso etimologico di “tradere” o di “trans-dare”, consegnare o tramandare implicando quindi non soltanto la conservazione, ma anche l’integrazione, la proiezione, la trasformazione –, sta contribuendo, quindi, a creare una società a-tradizionale, incapace cioè di trasmettere in modo dinamico il patrimonio storico che le appartiene e manifestare attraverso l’architettura il suo tempo, e, peggio ancora, contribuisce alla sostituzione del progetto con la “città reliquia”, la quale per definizione non può continuare a fare storia e quindi a produrre memoria, identità, coscienza e conoscenza.

 

Luogo: Sala Conferenze del Baraccano (Bologna)

Data: 11 Maggio 2004

Moderatore: Nicola Desiderio, Presidente Associazione Culturale Arcomai, Direttore Pagina Digitale arcomai.org

Relatori:

Ferrucio Canali, Architetto, Professore (Università di Bologna e Firenze)

Giorgio Conti, Professore (Università di Venezia Cà Foscari)

Paolo Guidicini, Professore (Università di Bologna)

 

Ferrucio Canali. Architetto. Insegna “Teoria e Storia del Restauro” presso le Facoltà di Architettura di Firenze e Bologna (sede di Cesena). Obiettivi del suo corso sono: far conoscere la storia del restauro, gli attuali fondamenti tecnici della conservazione e le diverse posizioni teoriche della cultura contemporanea del restauro; trasmettere, della Storia dell’Architettura, non solo una visione diacronica e tassonomica ma anche critica; far acquisire quegli strumenti conoscitivi che, oltre a dare un inquadramento generale dello sviluppo delle forme architettoniche nei secoli, permetta in seguito di comprendere come inquadrare un singolo episodio all’interno del panorama generale, creare una sensibilità non solo verso i vari “Restauri di Monumenti”, ma anche verso le riflessioni che li hanno originati, verso la cultura che li ha suggeriti e le diverse teorie che li hanno indirizzati. Ha curato per “Parametro” il numero monografico, 239 (maggio-giugno, 2002) dal titolo: Restauro fin de siècle (1995-2002).

Giorgio Conti. Dopo aver insegnato nelle Università di Venezia (Iuav), Algeri, Salerno, Ancona, attualmente è docente di Pianificazione del Territorio presso l’Università di Venezia (Cà Foscari). Ha fondato a Venezia (1980) gli Archivi della Modernità, un centro di documentazione e promozione culturale ispirato alla poetica / filosofia di J. Beuys. E’ delegato italiano del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS), per il coordinamento scientifico degli Incontri Internazionali “Image et Science” di Parigi.

Paolo Guidicini. Docente di Sociologia Urbana presso la Facoltà di Scienze Politiche di Bologna. Il corso propone un inquadramento degli snodi della sociologia urbana nella loro evoluzione storica, attraverso l’indagine dei concetti fondamentali che si sono proposti e sviluppati a livello teorico e di ricerca empirica. Tra le tante pubblicazioni ricordiamo: Sociologia dei quartieri urbani, Angeli, Milano, 1976; Uomo tecnologie e qualità della vita, Angeli, Milano, 1982; Ipotesi per uno sviluppo altro, Angeli, Milano, 1991; Nuovo manuale per le ricerche sociali sul territorio, Angeli, Milano, 1998; (con C.Landuzzi) Tra nomadismo e radicamento. Storie di nuovi immigrati e di antichi residenti per una teoria dell’accettazione, Angeli, Milano 1993; (con G.Piretti e F. Martinelli) Città e società urbana in trasformazione, Angeli, Milano, 1985; ha curato Dimensione comunità, Angeli, Milano, 1985; “Luoghi” metropolitani, Angeli, Milano, 2000.

 


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