Quando Re Enzo portava l’ombrello ATC

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© arcomai l Le pensiline degli autobus in Piazza Re Enzo prima della realizzazione dell’infobox.

Nell’ambito del dibattito seguito alla realizzazione dell’infobox in Piazza Re Enzo – noto come “le gocce” – , sembra che molti cittadini bolognesi rimpiangano la piazza com’era prima dell’intervento dell’Arch. Mario Cucinella. Eppure questo bellissimo “spaccato urbano”, fino a pochi giorni prima dell’inaugurazione dell’urban center (13 luglio 2003), era decorato da due squallide – perché omologhe e inadeguate per una piazza – pensiline dell’ATC ((Azienda Tranviaria Comunale) – come tante se ne vedono disseminate sui marciapiedi del territorio comunale – che facevano di questo luogo un mero ‘bordo stradale’. Queste “addizioni standar”’ – che probabilmente torneranno dopo la rimozione dell’infobox prevista per l’estate 2005 – sono la testimonianza di come per decenni sia stato negato a questo “angolo” di Bologna la propria dignità morfologica e simbolica. Nonostante Piazza Re Enzo sia stata per decenni – e tuttora è – uno dei più importanti nodi di interscambio su gomma, non si è mai pensato di renderlo tale con un’architettura idonea, pertinente, progettata ad hoc che ne giustificasse la collocazione e al tempo stesso manifestasse riconoscenza al luogo in cui ogni giorno confluisce la maggior parte dei viaggiatori che per necessità si muovono all’interno del centrano cittadino con il mezzo di trasporto pubblico su gomma.

In un’epoca in cui i programmi sulle politiche dei trasporti diventano determinanti nelle competizioni elettorali, mi rivolgo all’intellighenzia bolognese – che è poi quella che partecipa direttamente o indirettamente a tali sfide – e chiedo se qualcuno si ricorda le parole, pronunciate in un buon italiano, da Soeren Jensen (assessore alla mobilità di Copenhagen) al seminario internazionale sulla mobilità – organizzato presso l’Archiginnasio dal Comune di Bologna nell’ambito della presentazione del PUTG nel marzo del ’95 – il quale, rivolgendosi all’autorevole platea, chiese – senza creare non poco imbarazzo in sala – come mai una “così bella città ha dei così brutti cassettoni della spazzatura?” Queste parole non avevano certo l’intenzione di offendere, quanto di voler far capire che per poter aspirare alla realizzazione di grandi progetti – ed in particolare di un sistema emancipato dei trasporti – c’è bisogno di progettare innanzitutto le piccole “cose” della scena urbana. A Bologna i cassonetti sono sempre quelli di 10 anni fa (anche se oggi sono di più perché differenziati), le pensiline anche, e Piazza Re Enzo, con o senza ‘le gocce’, non è più, oramai da troppo tempo, quel “belvedere” a quota zero sulla città, di cui molti concittadini sembrano rimpiangerne le inestimabili prospettive.


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