Made in italy? No thanks!

Il made in Italy e’ marchio che viene imprersso sui prodotti industriali realizzati nel nostro paese e di cui molti ne vanno orgogliosi. Per ridimesnionare questo mito, riporto qui di seguito alcuni significativi brani dell’intervista, ospitata nel nr.4/aprile 2001 della rivista Kult/Avanguardie creative, ad Oliviero Toscani che – in occasione dei 40 anni del Salone del Mobile – dice del marchio: “E’ un marketing. Il made in Italy è un made in Milano, non è un made in Sicilia, tranne per la mafia. Made in Italy è un’assurdità, è un’invenzione di mercato” […] “Penso agli anni ’50, quando avevamo bisogno dell’IKEA e invece facevamo mobili per i miliardari svizzeri. L’italiano è l’operaio di Rifondazione Comunista che fa il tifo per la Ferrari, che è un’automobile di 450 milioni e se la può permettere solamente il signor Agnelli. Questo è un paese molto strano. Siamo antisociali ma non è male, è un problema di italiosità”.

Stiamo attenti a non “mercificare” tutto ciò che produciamo, a non fare di noi stessi uno prodotto stereotipato da vendere all’estero insieme alle borse, alle scarpe e alle T-shirts; a non diffondere l’immagine di una società costruita sull’effimero. E’ importante che il rapporto design e orgoglio nazionale – anche se questa prerogativa si è andata via via complicando, divenendo un’associazione fastidiosa ed imbarazzante per alcuni – torni ad essere il punto su cui impostare un processo capace di dare nuovamente un senso comune e rappresentativo di una società moderna in grado di esportare in Europa, e dovunque, non solo ciò che magistralmente crea, ma ciò che “è”: un’entità aperta/dinamica che aspira a qualcosa di più che riconoscersi in una frase, tra l’altro scritta da altri.


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